
La prova di forza contro il virus è diventata la prova della vulnerabilità americana
Alla fine l’evidenza ha prevalso su tutte le forme di speculazione messe in campo nei mesi scorsi: la notizia ha fatto il giro del mondo in un baleno e a un mese esatto dalle elezioni – la norma vuole che si svolgano il martedì dopo il primo lunedì di novembre: quest’anno il 3 di quel mese – l’America si è ritrovata con il presidente Trump, in carica e candidato repubblicano alla presidenza, colpito da Covid-19 e ricoverato in ospedale per quattro giorni.
Trump si aggiunge, quindi, agli oltre sette milioni di americani contagiati ed è costretto ad uno stop nella campagna elettorale la cui portata potrà essere conosciuta solo a scrutini completati. A dire il vero, la situazione politica di quel paese aveva bisogno di tutto tranne che di un inciampo di questo tipo. Si stava appena depositando il polverone sollevato dal dibattito televisivo della scorsa settimana, trasformatosi in un vero e proprio duello verbale senza esclusione di colpi, che ha finito per disgustare un po’ tutti. Al punto che già si stava pensando di riscrivere le regole in vista del prossimo incontro-scontro.
Tanto Biden quanto Trump non hanno di certo dato una bella immagine di sé, offendendosi in diretta, non lasciando parlare l’avversario, preoccupandosi più di demolire la figura dell’altro che di presentare la propria. Sembrano molto lontane dalla realtà le dichiarazioni tese a ironizzare sulla pandemia, a dare informazioni fuorvianti.
Ora, invece, lo staff del presidente è impegnato a negare che le condizioni di salute siano gravi, nonostante Trump presenti l’evidente profilo di “paziente a rischio”: 74 anni, obeso, dieta a base di “cibo spazzatura”. Una specie di sigillo sulla grave situazione in cui versa un po’ tutto quel Paese, anche a causa di una netta inadeguatezza delle misure fin qui adottate dall’esecutivo.
Errori che sono andati a sommarsi ai comportamenti scorretti tenuti fino alla notizia del contagio: uso inadeguato della mascherina, mancato rispetto del distanziamento negli incontri con lo staff e con i suoi sostenitori.
Una situazione che rischia di rimettere in discussione lo svolgimento stesso delle elezioni, sulle quali, pure, già da tempo Trump ha tenuto un comportamento poco corretto: a fronte di sondaggi nettamente favorevoli a Biden, ha più volte manifestato l’intenzione di contestare i risultati del voto per posta, molto usato negli Usa.
L’immagine che Trump ha dato dell’America è quella di un Paese debole, incapace di far fronte ad una epidemia sulla quale il leader repubblicano non ha esitato a fare propaganda elettorale, continuando a chiamare il Covid-19 il “virus cinese”.
La speranza è l’ultima a morire, ma non fa ben sperare l’ennesima guasconata compiuta da Trump prima delle dimissioni dall’ospedale: un giro di propaganda su di un’automobile per farsi vedere dai suoi sostenitori, nonostante l’isolamento cui dovrebbe essere sottoposto, date la sue condizioni di salute.