
Domenica 17 novembre. XXXIII del Tempo ordinario
(Ml 3,19-20; 2Ts 3,7-12; Lc 21,5-19)
Gesù e i suoi sono scesi dal monte degli Ulivi, come ogni mattina, per recarsi a pregare e predicare nel Tempio. Lì trovano alcuni che ne magnificano la bellezza architettonica. Il Maestro è tagliente: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Tutto ha un inizio e una fine. I discepoli, come spesso accade, non capiscono, e si domandano perché e quando. Vogliono essere pronti in anticipo.
Non sono i primi, e non saranno gli ultimi, a provare ansia per il futuro, e a cercare sicurezza nelle profezie. Ma il Maestro non è il profeta che loro vorrebbero, uno che indica loro date precise o segni premonitori a cui prestare attenzione: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Gesù non soddisfa le loro curiosità, ma raccomanda di non farsi ingannare. Molti annunceranno date presunte per la fine del mondo, manipolando perfino la parola di Dio. Prevede il moltiplicarsi di auto-nominati salvatori. Mette in guardia che nella storia di ciascuna persona, ma anche di ciascuna tribù, popolo o nazione capiteranno momenti dolorosi, ma quella non sarà la fine, sarà solo una tappa nel percorso. «Ma, prima di tutto questo, metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza».
I momenti difficili, e anche le persecuzioni, saranno un’occasione per testimoniare il Vangelo, per essere uniti a Lui. La fede non è un fatto “da salotto”, non ci mette al sicuro dai problemi e dalle difficoltà della vita, ma ci permette di affrontarli insieme a Lui. Ma la fede non va neanche vissuta nell’aspettativa del martirio: “Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere”.
I discepoli non devono cadere nella trappola di chi prepara tutto in anticipo, in modo da essere sempre pronto per ogni eventualità. L’essere pronti è un’illusione, nessuno è mai pronto. E in più un atteggiamento del genere porta a vivere con il costante timore che qualcosa, qualsiasi cosa, vada storto e si debba appunto essere pronti a correre ai ripari.
Gesù non ci vuole ansiosi, ci vuole sereni e speranzosi, consapevoli che possiamo affidarci a Lui, e che Lui non ci abbandonerà né ci deluderà mai, qualunque cosa succeda, dovessimo anche perdere tutto quello che possediamo su questa terra: «Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».
Pierantonio e Davide Furfori