Acclamate Dio, voi tutti della terra

Domenica 7 luglio. XIV del tempo ordinario
(Is 66,10-14;  Gal 6,14-18;  Lc 10,1-12.17-20)

27vangeloLa liturgia di domenica scorsa ci ha presentato la vocazione. La missione ne è la conseguenza. L’evangelista Luca ha davanti a sé i primi cristiani, che andavano di città in città nel bacino del Mediterraneo, annunciando con entusiasmo la buona notizia.
Ricorda, e racconta, quando cominciò: Gesù aveva già inviato i Dodici apostoli, ma ora incarica altri settantadue discepoli, perché ha bisogno di noi uomini per far conoscere il Regno. “Li inviò a due a due”, perché vivano innanzitutto in comunione, e siano l’uno sostegno per l’altro, e la missione non sia un gesto individuale. “La messe è abbondante”.
La storia dell’uomo, la nostra storia, non è una sequenza di disgrazie ed imprevisti spiacevoli. Se la leggiamo con il Suo aiuto, diventa armonia, che scende su di noi dalle Sue mani. “Ma sono pochi gli operai!”. Non vi sono mai stati tempi con abbondanza di inviati: vi sono stati, a volte, tempi favorevoli all’arruolamento di mercenari, di mietitori poco capaci e per nulla convinti del lavoro.
“Pregate dunque il signore della messe, perché mandi chi lavori nella sua messe”. La messe è Sua, e non tutti gli operai sono stati davvero chiamati. Occorre pregare lo Spirito perché chiami. Non è necessario inventarsi, né imporre a qualcuno, missioni partorite dalla nostra fantasia. La vocazione di un missionario ha luogo a causa della preghiera della Chiesa, scaturisce sempre dalla preghiera.
Nella preghiera impariamo a vedere il bene, a riconoscerlo e a viverlo, superando ed evitando le interferenze del male. Il Maestro si preoccupa di farci vedere la bellezza, che è una manifestazione della verità. Vuole aiutarci a guardare il mondo in profondità, per superare il velo dell’effimero, e la cortina del pessimismo, fino a vedere, e far vedere, il Dio con noi.
“Ecco, vi mando come agnelli in mezzo ai lupi”. “Non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada”. Disarmati ed invincibili, scaraventati in mezzo ai lupi. La grande notizia è che i lupi, armati, organizzati e cattivi, non vinceranno contro la mitezza. I mostri cattivi esistono, ma possono essere vinti dalla misericordia.
La conseguenza dell’associazione tra bellezza e verità è la pace. “In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa!”. Quasi tutti, lungo i tornanti della storia, hanno almeno provato a governare con la paura, anche se, a posteriori, si sa che non funziona. Il Messia ci propone di governare con la pace e la gioia. “Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi”.
La bellezza e la verità non sono mai in saldo, richiedono comprensione ed accettazione, possono essere respinte, ma la pace rifiutata non andrà perduta. Tornerà da dov’era partita, e sarà pronta a nuove spedizioni. La salvezza è, da sempre, una caccia al tesoro.
L’unica certezza è che la guerra sarà vinta: sui tempi e i modi il Maestro non illude nessuno, nonostante il profluvio di risposte facili dei mercenari di tutti i tempi. Ha attraversato la guerra con i suoi discepoli. Ci vuole uomini di pace, in un mondo che, imperterrito e tenace, segue la logica della guerra.

Pierantonio e Davide Furfori