Foto “choc” che dovrebbero far cambiare rotta al nostro mondo
Ha fatto il giro del mondo, in un battibaleno, la foto che ritrae Angie Valeria Martinez, salvadoregna di due anni, annegata abbracciata al collo del padre Alberto. Quasi un’ultima carezza del disperato genitore nel tentativo di attraversare le acque del Rio Grande, il fiume che separa il Messico dagli Stati Uniti.
Il pantaloncino rosso di Angie rimanda alla maglietta indossata dal piccolo Alan Kurdi, bimbo siriano di tre anni, morto su una spiaggia della Turchia mentre, con la famiglia, tentava di raggiungere l’Europa.
Anche allora la foto choc di quel corpicino sconvolse il pianeta. Tutti a stracciarci le vesti, a ripetere che certi orrori avrebbero smosso le coscienze, di fronte ai disperati della terra costretti a fuggire da guerre, persecuzioni, violazione dei più elementari diritti umani perché quando le condizioni di vita diventano insopportabili, si è costretti a fuggire.
Nonostante gli enormi cambiamenti e le svolte della tecnologia, la paura dell’altro, del diverso ci paralizza con buona pace di una politica miope che continua a sbandierare proclami atti a far credere che il male peggiore siano i profughi. Pericolo da allontanare, con ogni mezzo: innalzando muri, stendendo reticolati, vietando alle navi, cariche di derelitti, di attraccare in un porto, facendo leva sulla perdita della sicurezza e dell’identità.
Un morbo pericolosissimo, chiamato disumanità, sta attaccando il nostro cuore, sradicando quelle radici cristiane che hanno fatto grande l’Europa.
Scriveva un poeta esule iraniano “Considerami un ospite di passaggio che neanche un attimo più del necessario desidera trattenersi nella tua casa. Che in nulla, proprio in nulla, vuole attentare al tuo privato. Anche per me esiste una patria e che conto i giorni dell’attesa che la via torni a spianarsi verso di essa”.
Quante aspettative stiamo distruggendo con la nostra ipocrisia rivestita di modernismo, di falsa civiltà, di perbenismo! Fermiamoci un attimo e chiediamoci, con onestà intellettuale, chi siamo, in cosa crediamo e dove vogliamo andare. Prima della malcelata tolleranza verso gli extra comunitari, tanto superficiale quanto inutile, viene la responsabilità della nostra coscienza, che ci pone, correttamente, di fronte al mistero dell’altro.
Angie, Alan e troppi altri piccoli hanno trovato la gioia nel paradiso degli angeli, rifiutati da un mondo abbruttito dalle chiusure di ogni tipo. Un mondo che rimanda al celebre dipinto “L’urlo” del pittore norvegese Edvard Munch. Un uomo, su un ponte, con sfondo rossastro, con le mani intorno alla bocca spalancata, emette un grido che, si capisce, è di angoscia. Un grido vuoto, senza parole, solo suono.
Ci pare la descrizione più efficace del nostro mondo che allontanandosi sempre più, diciamolo chiaramente, da Dio e dai valori universali del Vangelo, si ritrova ad urlare a vuoto la propria immane miseria esistenziale. Ma, alla fine, ne siamo certi, saranno l’amore e la bellezza a vincere!
(Ivana Fornesi)