
Un grande coraggio: questo sta dimostrando papa Francesco sul tema degli abusi sessuali da parte di uomini e donne di chiesa. Dello svolgimento a Roma dell’importante incontro dei presidenti delle Conferenze episcopali con il Papa sulla protezione dei minori riferiamo in altra parte del giornale, ma val la pena di sottolineare la fatica e il dolore con i quali non solo il Papa ma tutta la Chiesa stanno portando avanti i tentativi di porre rimedio a tanti errori del passato e purtroppo, si può dedurre, anche di quello più vicino a noi, se non del presente.
Un dolore acuito dai tanti commenti di chi non aspettava altro che di poter esprimere tutta la sua ostilità nei confronti della religione e della Chiesa cattolica in particolare. Non so se possa servire a qualcosa, ma da tempo sento il desiderio di esprimere pensieri che nascono dall’esperienza personale. In quanto tale, è chiaro che presenta tutti i suoi limiti, non può essere generalizzata e, nello stesso tempo, corre il rischio di poter essere smentita da situazioni altrettanto private; ma correrò questo rischio.
Nelle diverse età della mia vita ho conosciuto molti sacerdoti, religiosi e religiose e mai ho avuto modo di dubitare della loro correttezza dei loro comportamenti. Con molti di loro ho stretto legami di amicizia e di collaborazione senza che ci siano mai stati atteggiamenti meno che corretti.
Un caso? Fortuna? Non credo: l’idea che mi sono fatto è che siano molti, tra i consacrati, coloro che – non so se con facilità o con difficoltà che non potrebbero stupirmi più di tanto – riescono a vivere in modo coerente con la loro vocazione al sacerdozio o alla vita religiosa senza per questo considerarsi eroi.
Di questo è giusto prendere atto, su questo è giusto riflettere se non si vuole che assieme alla zizzania venga bruciato anche il grano. Affermare questo non significa minimizzare né, tanto meno, negare la gravità di quanto, con frequenza quasi quotidiana, emerge in tutto il mondo in fatto di abusi.
Caso mai, considerazioni di questo tipo rendono conto con ancora maggior forza dell’importanza e della necessità di un’opera di prevenzione e di vigilanza su questi argomenti. Così come non si può non condannare chi tiene certi comportamenti, allo stesso tempo non si può sorvolare sulle mancanze di chi, investito di ruoli di responsabilità, ha scelto il comportamento dello struzzo, dimenticando che “è inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!”.
Le vittime di abusi, in generale, non potranno mai essere risarcite del male che hanno ricevuto, ma la consapevolezza che qualcosa di concreto si sta facendo e si farà perché certe situazioni non si ripetano più potrebbe lenire il loro dolore ed estirpare dal loro animo il rancore per essere state vittime inascoltate.
Antonio Ricci