Donaci, Signore Gesù, il tuo amore: in te speriamo

Domenica 21 ottobre, XXIX del Tempo Ordinario
(Is 53,10-11;  Eb 4,14-16;  Mc 10,35-45)

39vangeloCi sono tre successivi annunci della passione da parte di Gesù, e, ogni volta, i discepoli lasciano capire di non essere in sintonia con Lui. Dopo il primo, Pietro si fa dire di tornare al suo posto e di smetterla di fare da ostacolo (“Vade retro, satana”). Dopo il secondo, bisticciano su chi tra loro può essere considerato il più grande. Ora, dopo il terzo, Giacomo e Giovanni mostrano quanto ancora sono distanti dal Suo modo di pensare. “Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra”. I figli di Zebedeo, in fondo, sono simpatici, nella loro ingenuità.
Quando i Samaritani non accolsero il Maestro, i due “figli del tuono” gli ingiunsero bellicosamente a far scendere il fuoco su quel popolo. Oggi continuano lo stesso filone di pensiero, e chiedono un posto accanto a Lui, nel Regno di Dio. Sono i primi compagni di Gesù, hanno abbandonato tutto, famiglia e professione, per stare con Lui, e pensano di poter vantare precedenze sugli altri. È una pretesa, non una domanda. L’anzianità conta, vogliono rivendicarne il peso per passare avanti. Anche nei confronti di Dio noi, i cristiani, riteniamo di avere la precedenza sugli altri.
Facciamo fatica a riconoscere la realtà del nostro essere creature, non accettiamo il fatto che l’uomo acquista bellezza e dignità solo se sa riconoscere la sua miseria. Il cristianesimo non è un mezzo per raggiungere il potere. La salvezza passa attraverso il sacrificio e non attraverso la gloria. Se non è un percorso di servizio, non è cristianesimo. Gesù risponde: “Non sapete quello che chiedete”. C’è un po’ di ironia.
Il Figlio sa che sulla croce, alla sua destra e alla sua sinistra ci saranno due malfattori, crocifissi come lui. Gli Apostoli, prima della Pentecoste, non ancora trasformati dallo Spirito Santo, ragionavano proprio come noi. Gesù risponde che l’autorità, nel suo Regno, sta nel partecipare alla sua passione.
Ma i posti sono donati da Dio, secondo il suo libero disegno. Gli altri apostoli si ribellano ai due fratelli, rivelando che, vergognandosene un po’, covano nel loro cuore lo stesso pensiero. E Gesù spiega ancora che la grandezza non sta nel comandare, ma nel servire, seguendo la Sua strada, non quella dei potenti di questa terra. I due apostoli (e anche gli altri) ragionavano secondo le prospettive umane. Stando accanto al Maestro, immaginavano che ne avrebbero condiviso la gloria.
Pensavano che fosse uno dei tanti leader della storia, che avrebbe costruito un regno terreno, elargendo potenza e prestigio ai propri sostenitori. Non avevano ancora compreso che il Figlio è venuto ad insegnarci che la gloria sta nella beatitudine dei poveri in spirito, dei miti, dei misericordiosi.
Il Maestro pazientemente li riunisce, e spiega: “Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti.” Non dice: “Tra voi non sia così”, ma: “Tra voi non è così”. In altre parole: “se in una comunità i responsabili esercitano dominio ed oppressione, quella non è la mia comunità”.
Non è possibile che la comunità cristiana abbia come modello il potere mondano.

Pierantonio e Davide Furfori