Sarzana, il Festival della Mente e l’idea di Comunità: la dimensione del vivere con gli altri

Si è svolta la XV edizione

33festival_Mente1Anche questa XV edizione del Festival della Mente di Sarzana è ormai archiviata. Iniziata venerdì con l’insofferenza del pubblico presente in piazza Matteotti dovuta al ritardo di mezz’ora del Governatore della regione Liguria Toti che è stato salutato, al suo arrivo, da alcuni fischi che si sono poi trasformati in applausi quando il governatore ha fatto riferimento alla situazione genovese.
Visibilmente commosso Matteo Melley della Fondazione Carispezia, al suo ultimo Festival della Mente, ha salutato e ringraziato il pubblico sempre numeroso e chi ha reso possibile 15 anni di questa bellissima avventura culturale, fra gli altri Giulia Cogoli e Franco Bertolani. Oltre alla direttrice del Festival  Benedetta Mariotti è intervenuto anche il sindaco della nuova amministrazione comunale, Cristina Ponzanelli.
33festival_Mente_RiccardiDedicata questa XV edizione all’idea di ‘Comunità’ non poteva che essere inaugurata dallo storico e saggista Andrea Riccardi (nella foto qui a fianco) che di comunità se ne intende davvero. Inevitabile il riferimento ai cinquanta anni della Comunità di Sant’Egidio del quale Riccardi è stato fondatore e anima per tanto tempo. Si intrecciano nelle sue parole il Sessantotto con le sue contraddizioni ma anche con le sue conquiste e le sue tensioni verso un mondo migliore e poi l’Africa, l’immigrazione e il tema delicato e attuale delle periferie definite oggi terre della radicalizzazione. Non era così in passato quando in esse erano attive reti sociali costituite dalla Chiesa, dal PCI, dai Sindacati, c’era cioè un tessuto sociale  che purtroppo si è dissolto negli ultimi 2-3 decenni.
Riccardi integra le sue affermazioni citando Luigi Zoia e il suo “La morte del prossimo”, Mario Perniola, Alain Tourraine, Zigmunt Bauman, si sofferma poi su Martin Buber.
33festival_Mente_FestaDi Vincenzo Paglia riprende il concetto di “Crollo del noi”, titolo del suo interessante libro, per sottolineare la necessità di far crescere la dimensione comunitaria come modo di vivere con gli altri e non intesa, come avviene ,oggi, per alcune esperienze, come fuga dal mondo, anzi c’è bisogno di un noi comunitario da sviluppare nella quotidianità. Andrea Riccardi riesce a coinvolgere il pubblico che lo interrompe più volte con lunghi applausi sottolineando così il consenso per le sue affermazioni. Naturalmente non è stato possibile seguire tutti gli eventi ma, come avviene per chi si trova al Festival, soltanto alcuni di essi.
Fra quelli seguiti alcuni hanno destato in chi scrive qualche perplessità perché, pur essendo interessanti, non è stato riscontrato alcun riferimento alla tematica del Festival cioè all’idea di comunità. Si è avuto la sensazione che alcuni relatori fossero intervenuti per esporre i loro studi, le loro idee più che per coniugarli con l’argomento previsto dagli organizzatori.
33festival_Mente_TotiChe cosa dunque portiamo a casa da questo Festival della Mente? Indubbiamente l’immagine di Sarzana affollata di gente che si riversa nei vari locali, in particolare nei ristoranti, nelle librerie oltre che, ovviamente, nelle tensostrutture all’interno delle quali parlano  i vari relatori.
Se dovessimo scegliere fra gli eventi seguiti quelli a nostro giudizio più interessanti e coinvolgenti, due meritano un accenno per le novità esposte e per le emozioni che hanno saputo suscitare: “In viaggio con i lupi” intervento di Giuseppe Festa e “Il bosco come comunità: collaborazione e interdipendenza tra le piante” relazione di Daniele Zovi. In entrambi si è cercato di far emergere le caratteristiche di una comunità di lupi e di una comunità di piante qual è il bosco.
Sarebbero stati sufficienti questi due eventi per dire che valeva la pena arrivare a Sarzana per tornare a casa con qualche consapevolezza in più e che in fondo sia il bosco sia il lupo non sono poi quelli delle favole narrate per spaventare i bambini ma che devono essere visti con occhi diversi e raccontati con parole nuove. E forse anche il Festival della Mente dopo 15 anni avrebbe bisogno di ripensarsi e di trovare parole e racconti nuovi.

Fabrizio Rosi