
Domenica 29 ottobre, XXX del tempo ordinario
(Es 22,20-26; 1Ts 1,5-10; Mt 22,34-40)
Gesù è ormai entrato nella città santa di Gerusalemme e, nei suoi ultimi giorni, durante la predicazione, è interrogato da quelli che lo ascoltano. I sadducei, benestanti, conservatori e legati al sacerdozio, praticavano una lettura fondamentalista delle Scritture, privilegiando la Torah (il Pentateuco), e non consideravano degni di nota i profeti e gli scritti sapienziali. Quindi, poiché nella Torah, non è citata la resurrezione, loro la rigettavano, mentre i farisei la professavano come destino ultimo dei giusti.
Alcuni sadducei, poco fa, gli hanno chiesto cosa succede nel Regno, in termini di diritto matrimoniale, ad una donna che ha sposato, uno dopo l’altro, sette fratelli senza avere figli. Vogliono che si schieri con loro, negando la risurrezione. Ma lui non cade nel tranello e replica: “Alla risurrezione non si prende né marito né moglie, ma si è come gli angeli del cielo…Dio non è dei morti, ma dei viventi!”.
Ora tocca ai farisei, questa volta attraverso un dottore della Legge, un esperto tra gli esperti: “Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?”. Questa è una delle questioni fondamentali dell’insegnamento farisaico. Nelle loro scuole veniva dibattuta ampiamente. In realtà a loro non interessa il Suo parere. Vogliono mettere in discussione la sua conoscenza della Legge, vogliono dimostrare che non è attendibile. Chi non conosce i comandamenti non è degno di predicare in nome del Signore. I comandamenti sono la base di tutta la Legge, dieci articoli su cui si basa la vita del popolo ebraico, e tra i più antichi, sintetici ed efficaci insiemi di regole mai messi per iscritto. Essi rimangono importanti anche per noi oggi, e si sono guadagnati, in virtù della loro universalità, il rispetto anche dei non-credenti.
Ma Gesù formula una legge ancora più sintetica ed efficace: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti”.
La prima risposta di Gesù dà soddisfazione ai farisei: che l’amore verso Dio valesse più di tutti gli altri comandamenti era alla radice del loro pensiero. Ma il secondo comandamento, presente nelle Scritture, che lui definisce il più simile al primo, è sconcertante, e non era molto in alto nella loro classifica. Matteo non ci riporta altre domande. Il vangelo continua con una domanda di Gesù. Forse i farisei erano rimasti senza parole. I due comandamenti di Gesù riassumono in una frase ciascuno tutti i comandamenti mosaici, ma non si limitano a questo. Laddove questi erano una lista principalmente di divieti (non nominare Dio invano, non rubare, non uccidere…), i comandamenti di Gesù sono due ordini attivi di “amare”.
Pierantonio e Davide Furfori