Le reliquie di San Nicola in Russia: un passo importante verso l’unità dei cristiani

Esposta prima a Mosca e poi a San Pietroburgo, il 28 luglio la reliquia di San Nicola tornerà nella basilica di Bari dopo due mesi e sette giorni

san_nicolaIn occasione dello storico incontro tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Russia, avvenuto a Cuba il 12 febbraio 2016, il Sommo Pontefice ha accolto la richiesta, espressa dal Patriarca di Mosca, per un trasferimento temporaneo in Russia di un frammento delle reliquie di San Nicola, custodite nella basilica di Bari. Così il 21 maggio scorso, per la prima volta dopo 930 anni, le spoglie del vescovo di Myra hanno temporaneamente lasciato la basilica di Bari a lui intitolata.
Il 28 luglio le reliquie del Santo faranno ritorno nel capoluogo pugliese “scortate” dal presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, il card. Kurt Koch, dall’arcivescovo di Bari-Bitonto, Francesco Cacucci, e dal priore della basilica, il domenicano Ciro Capotosto. Nove ore e mezza di attesa media, file lunghe due chilometri e tante preghiere hanno accompagnato gli oltre due milioni di pellegrini russi nella venerazione, a Mosca, nella cattedrale di Cristo Salvatore, e a San Pietroburgo, nel monastero di Aleksandr Nevskij, di un frammento delle reliquie di San Nicola. “L’esperienza vissuta in Russia è andata oltre qualsiasi previsione e grande è stata l’accoglienza e continua la sensibilità manifestata da parte delle autorità religiose russe e del popolo. Ed esiste già un rapporto di fraternità e amicizia che siamo certi si consoliderà ulteriormente”, dice monsignor Francesco Cacucci, testimone di un evento unico che adesso apre a nuovi scenari nei rapporti tra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa.

Oltre la venerazione

Le reliquie hanno in sé un significato che va oltre la venerazione. “Sono, come ha detto san Giovanni Paolo II nell’Enciclica Ut Unum Sint – dice mons. Cacucci -, un veicolo di incontro tra i cristiani”. Pare essere il popolo il ponte per la definitiva amicizia tra le due Chiese. “Questo evento – osserva padre Ciro Capotosto – ha reso il popolo protagonista. Se lo si coinvolge, può fare da cerniera per una ancora maggiore comunione tra le istituzioni religiose, affinché si muova il vertice delle Chiese. Proseguiamo quindi nella linea di orizzonte tracciata tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill nel famoso incontro a Cuba”.

Quello che si è vissuto in questi due mesi in Russia è uno straordinario gesto di dialogo tra le Chiese e i popoli, frutto dello storico incontro a Cuba tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill: “Quell’incontro è stata una pietra miliare – dice mons. Cacucci -. L’ecumenismo però ha un futuro se diventa sempre più un ecumenismo di popolo. Se invece è legato solo ai vertici non credo possa avere dei risultati significativi. E io credo che, da dopo il Concilio, non ci sia stata un’esperienza di ecumenismo di popolo come quella vissuta grazie alle reliquie di San Nicola. È questa la direzione dell’ecumenismo del futuro”.
Si apre adesso un nuovo percorso tra le due Chiese, ma questo deve essere fatto con tanti piccoli gesti e altrettanta pazienza: “Dobbiamo ancora capire insieme al Patriarcato quali saranno i gesti concreti da fare per sviluppare ancora di più questa amicizia. Non è però il caso di accelerare con gesti eclatanti. Sono convinto che l’ecumenismo è segnato da singoli piccoli passi. Andare verso i gesti eclatanti non sempre facilita il rapporto sereno tra le due Chiese perché dobbiamo realisticamente considerare che all’interno di esse, e soprattutto in quella ortodossa russa, ci sono diverse opposizioni a certe visioni ecumeniche”.
C’è la certezza però che il dialogo sia il giusto metodo per tracciare strade di pace: “Il dialogo che si è ulteriormente aperto tra le due Chiese può essere d’esempio su tutti i livelli, non solo quello religioso – continua mons. Cacucci – Lo stesso Vladimir Putin ha sottolineato che il ruolo delle Chiese in questa distensione internazionale è determinante. È inutile illudersi: il rapporto religioso è fondamentale anche per la pace del mondo”.

Andrea Dammacco