Non solo l’orso nel nuovo Parco delle Grotte di Equi

Sabato 22 luglio è stata una giornata storica per il complesso naturalistico e culturale sito nel territorio comunale di Fivizzano. La tappa finale di un lungo percorso di ricerche e studi

È stata, sabato 22, una giornata dedicata al Parco delle Grotte di Equi Terme, prezioso e unico scrigno di preistoria, di archeologia, di cultura, di storia naturale.
E anche alla inaugurazione del nuovo allestimento del Museo, ex Antiquarium, ora intitolato a Paolo Grassi – a lungo sindaco di Fivizzano e scomparso poco più di due anni fa in piena pandemia – con una cerimonia religiosa tenuta da don Simone, alla presenza della moglie e dei figli. Aperta anche la mostra “Ma non solo l’orso abitò la caverna”.
Molte le persone, pochi i fivizzanesi, che hanno assistito, nel “fresco della Buca”, agli interventi dei rappresentanti delle Istituzioni e di illustri studiosi, che hanno ripercorso il cammino dei ritrovamenti, delle ricerche, delle esplorazioni che hanno consentito di recuperare e far ammirare reperti e segni di vita degli antichi abitanti di questi luoghi. Risalenti a migliaia di anni fa.

L’inaugurazione del nuovo allestimento del Museo ora intitolato a Paolo Grassi

Ai ringraziamenti del sindaco Gianluigi Giannetti per quanti hanno operato per realizzare questo sito che Alberto Putamorsi, commissario del Parco delle Apuane in scadenza, ha definito “irripetibile” e che presto – sono sue parole – “si arricchirà, nei pressi dell’Apuan Geo Lab, della sede del Museo dell’Uomo Apuano”, che la scoperta del rame rese “a dimora stabile” in questo territorio.

Il convegno nella grande sala della “Buca” ad Equi (Foto Grotte di Equi Terme)

L’intervento del presidente del GAL, Roberto Galassi, si è soffermato, invece, sull’importanza del lavoro di sistema fra i vari Enti e le Istituzioni, per la progettazione degli interventi e per l’ottenimento dei finanziamenti necessari.
Per Equi questo è avvenuto e così si sono raggiunti i risultati sperati, sia per le Grotte che per il sito paleontologico della Tecchia, che ha raggiunto una rinomanza internazionale, a partire da quando l’etnografo e naturalista Giovanni Podenzana, nel 1909, vi trovò grandi ossa durante uno scavo.
Fu, poi, Carlo De Stefani a indagare l’area più profondamente, tra il 1911 e il 1919. Il materiale, che fa parte delle collezioni del Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze, è esposto in una vetrina e accompagnato da didascalie.
La prima esplorazione delle Grotte, invece, ad opera del naturalista Antonio Vallisneri, si fa risalire al 1700.

Visitatori nel giorno dell’inaugurazione del nuovo percorso museale. (Foto Grotte di Equi Terme)

La mostra prende avvio dai risultati delle ricerche di De Stefani, ma rielaborati in base alle più recenti tecniche di analisi, che permettono di stabilire, ad esempio, che “le più antiche frequentazioni umane risalgono al Musteriano, cioè all’uomo di Neanderthal, che in quel periodo la Tecchia è stata, per lo più, un ricovero per gli animali e che nell’età del Rame era un luogo di sepolture”.
Grandi e riconosciuti i meriti di De Stefani, ma alcune sue affermazioni hanno originato accaniti dibattiti fra studiosi sulla contemporaneità, sostenuta dal cattedratico fiorentino, di materiali, poi risultati appartenenti ad età molto lontane fra loro.
Causa di tutto la non sistematicità scientifica degli scavi di un tempo rispetto alle moderne tecniche.
Sulla ricostruzione storica erano incentrate le relazioni di Marta Colombo (Soprintendenza archeologica di Lucca e Massa), Alessandro Palchetti (Direzione scientifica del museo e dei Beni culturali di Prato). Non ha potuto essere presente Marco Benvenuti, presidente del sistema museale di Firenze.