Migrazioni e seconde generazioni: nuovi italiani, risorsa preziosa

Inaugurato a Pontremoli il 30° anno dell’Università delle Tre Età con l’intervento della geografa dell’Università del Molise: realtà e prospettive tra senso di appartenenza e percorsi di cittadinanza

39seconde_generazioniL’argomento affrontato da Monica Meini è complesso, va governato con lungimiranza politica, liberato da allarmi da propaganda elettorale: con competenza maturata studiando l’attualità delle migrazioni dentro la profondità della storia, con i dati e le misurazioni proprie della geografia la studiosa analizza la mobilità delle persone, i flussi migratori, cura lo scambio tra Università e società.

L’Italia, paese di emigrazione, ha cominciato a conoscere l’immigrazione quaranta anni fa. Oggi è un argomento complesso, da “governare” con lungimiranza

Ha steso un rapporto inviato alla Camera dei deputati che coordina inchieste fatte in varie città, tra cui la sua Pontedera, Sarzana, La Spezia, a contatto con i nuovi italiani, non più del 10% in prevalenza donne. Non è un’invasione. L’Italia, che è stata ed è paese di emigranti, dal 1970 comincia a conoscere l’immigrazione. In Toscana il paese con più immigrati stabilizzati è S. Croce sull’Arno, lavorano nelle concerie con pericoli chimici e nauseanti odori, scansate dagli autoctoni.
39seconde_generazioni1I nuovi italiani sono gli immigrati di seconda generazione, una realtà molto articolata che Rumbau classificò in nati qui, arrivati prima dell’età scolare, nell’adolescenza; altra classificazione di Lanzi e Selleri considera chi sta in Italia un periodo e poi rientra, i nati qui, chi con o senza genitori. La crisi economica dal 2008 ha fatto rientrare molti nel paese d’origine, rimaneva il padre. Una tipologia nuova è quella dei minori non accompagnati, hanno meno di 18 anni, spesso si volatilizzano una volta arrivati lasciando inquietanti interrogativi. Bisogna capire la complessità del fenomeno e farla emergere: è il tema chiave delle dinamiche migratorie e dell’integrazione per trovare risposte efficaci.

UniTre: fino a maggio lezioni su tanti argomenti

Alle Stanze della Rosa il 13 ottobre aperto il 30° anno di attività dell’Unitre; il nuovo presidente Giuseppe Frassinelli ha rilevato il contributo dato sul piano culturale e delle relazioni sociali. Parole di gratitudine le ha rivolte a Heddy Danesi Magnavacca presidente onoraria. Il saluto dell’Amministrazione Comunale patrocinante è venuto dall’assessore Chiara Cavellini.
La direttrice dei corsi Caterina Rapetti ha spiegato le ragioni che hanno fatto scegliere per la conferenza inaugurale il tema sociale dei nuovi italiani studiati dalla relatrice Monica Meini ordinaria di Geografia presso l’Università del Molise e coordinatrice del Laboratorio MorGana che analizza la mobilità umana (trasporti, turismo, migrazioni).

Nella lezione si è inserita la proiezione di un filmato fatto di interviste a nuovi italiani da 11 a 29 anni, 1/3 nati in Italia, il 40% ne hanno la cittadinanza, gli altri il permesso o la carta di soggiorno. La sintesi del lavoro è diventato un libro molto scientifico nell’elaborazione di percentuali e grafici. Le stesse domande hanno dato risposte diverse, ma per tutti emerge la difficoltà ad autodefinirsi, una libertà necessaria per non essere chiusi dentro schemi standardizzati da parte di chi non capisce che siamo tutti esposti a modificazioni all’interno e al di fuori di noi. La diversità arricchisce reciprocamente: se anche noi ci apriamo a relazioni con loro, l’emigrazione diventa un bene prezioso.
39seconde_generazioni2I protagonisti della ricerca dicono di sentirsi integrati ma con certi limiti; hanno un “melange” culturale ricco, conoscono più lingue; sono desiderosi di affermarsi; ritengono fondamentale la libertà di movimento e di espressione culturale, vogliono mantenere la loro cultura, ma acquisirne una nuova facendo positiva ibridazione; se sono con la famiglia i problemi sono minori; per le condizioni relazionali e di appartenenza ci sono luci ed ombre; sono orientati ad avere più di un’appartenenza, apertura che vorrebbero trasferire anche a noi; sono una generazione in movimento per cogliere varie possibilità; soffrono per isolamento e problemi di identità anche religiosa; mirano ad un tessuto di relazioni.
La grave crisi economica globale che perdura spinge molti ad emigrare insieme al cambiamento climatico, le guerre, la corruzione di governi dittatoriali, ma, ha osservato un signore, a “rubare” lavoro agli italiani non sono gli africani, sono la finanza, i mercati, la mafia, entità a cui da tempo sono soggiogate l’economia e la politica. Le difficoltà dei nuovi italiani sono ottenere la cittadinanza, imparare la lingua, destreggiarsi nella macchina burocratica, essere aiutati per raggiungere maggior integrazione, baluardo è la scuola.
Nei piccoli centri l’integrazione è più presente, è un capitale da valorizzare: pertanto dà angoscia la strategia pretestuosa di distruggere l’eccellente modello di integrazione realizzato a Riace. L’invito espresso è a riflettere.

Maria Luisa Simoncelli