
Domenica 13 aprile – di Passione o delle Palme
(Lc 19,28-40)
L’odierna assemblea liturgica è “preludio alla Pasqua del Signore, alla quale ci stiamo preparando con la penitenza e le opere di carità fin dall’inizio della Quaresima. Gesù entra in Gerusalemme per dare compimento al mistero della sua morte e risurrezione”.
Cogliamo questa esortazione della liturgia, accompagniamo “con fede e devozione il nostro Salvatore nel suo ingresso nella città santa, e chiediamo la grazia di seguirlo fino alla croce, per essere partecipi della sua risurrezione”.
1. Vi fecero salire Gesù. In questa circostanza Gesù, sempre restio alle pubbliche manifestazioni di trionfo, si lascia acclamare come re, ma con prudenza. Accetta l’omaggio spontaneo della gente più semplice e non rimprovera i suoi seguaci, ma piuttosto i farisei: “Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre”.
Conoscendo però come è il cuore dell’uomo, non si fida del trionfo, e tutte le sere di quell’ultima settimana di vita si rifugia Betania, in casa dell’amico Lazzaro, fino alla sera fatale. Qualche volta un consenso popolare, non cercato, fa bene anche ai preti, purché non sia limitante della dimensione spirituale. Ricordiamo il detto: fama = fumus.
2. Era vicino alla discesa del monte degli Ulivi. Come Gesù nella discesa dal monte degli ulivi viene acclamato da una folla crescente, così anche noi siamo invitati ad accompagnare con canti di gioia Gesù che entra nella città santa per subire la passione. Non esitiamo a manifestare la nostra fede, partecipiamo e portiamo anche i nostri bambini ripetendo il gesto spontaneo dei Pueri Hebræorum (Bambini degli Ebrei).
La pellegrina Etheria alla fine del quarto secolo così descrive la commemorazione dell’evento che si faceva a Gerusalemme: “Tutti i bambini del luogo, perfino quelli che non possono camminare perché sono troppo piccoli e che i loro genitori tengono al collo, tutti tengono rami, chi di palma e chi di olivi; tutti accompagnano il Vescovo nel modo in cui si accompagnò il Signore il quel giorno” (Per. II,2).
La consuetudine di conservare in casa o nel luogo di lavoro un ramo di ulivo o una palma indica fede e chiede benedizione, ma questi segni sono tanto più significativi se ricordano la nostra partecipazione alla commemorazione dell’ingresso di Gesù, non perché sono stati spruzzati con un po’ d’acqua. Sono efficaci i segni che sono simboli di fede, non talismani scaramantici.
3. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli! A differenza degli altri vangeli, al “Gloria nel più alto dei cieli” San Luca premette: “Pace in cielo”, mentre nel racconto di Natale aveva scritto: “Pace in terra”.
La scena è descritta come una esaltazione cosmica: l’ingresso di Gesù trionfante nella città santa è preludio alla sua esaltazione in cielo, dove troverà la pace dopo essere passato attraverso la sofferenza. L’augurio di pace è anche per noi e per i nostri cari defunti..
† Alberto