Migranti: quelle speranze inghiottite dalle onde

Altri migranti, inclusi donne e bambini, con il loro carico di speranze, inghiottiti dalle onde del Mediterraneo prima che arrivasse il salvataggio in area libica.
L’ONG “SOS Mediterranèe” ha salvato 25 superstiti, stretti l’uno all’altro, in un gommone alla deriva. I naufraghi, in condizioni pessime, sono stati prelevati da un elicottero e ricoverati in Sicilia. A quanto raccontato sono morte circa sessanta persone. Non sono certo le prime e non saranno, purtroppo, le ultime.
Ma noi Italia, noi Europa civile, che vogliamo sia terra dei diritti, delle tutele, della giustizia, noi che, un tempo, cercavamo di garantire la vita a questi disperati con le missioni “Mare nostrum” rischiamo di assuefarci alle tragedie che continuano ad imperversare attorno, e accanto, a noi.
Sempre in agguato il rischio di dimenticare in fretta e di pensare che meno migranti arrivano sulle nostre coste e meno problemi abbiamo. Non avremo mai le fotografie di chi ha lasciato la propria terra e tanti affetti per stringere una manciata di diritti, magari con un timido sorriso per asciugare le troppe lacrime. Non conosciamo neppure i loro nomi. Scomparsi nel vortice dei marosi, dopo indicibili sofferenze.
Vite mancate nell’indifferenza e nella crudeltà dei trafficanti di esseri umani. Volti che ci guardano e che pesano sulle coscienze di tutti, perché sicuramente si potrebbe, anzi si dovrebbe, fare di più.
Morti che dovrebbero essere al centro dei dibattiti politici, delle iniziative serie di un’Europa che “sbandiera” incontri con capi di Stato onde partorire strategie ad hoc per codesti eserciti di creature costantemente alla deriva a causa delle guerre, della fame, della violenza, dell’annullamento della dignità.
I bambini, in primis, pagano l’alto prezzo degli errori degli adulti. Sicuramente i genitori, altrettanto disperati, si sforzeranno di trovare il coraggio di mentire narrando, agli occhioni innocenti, il paradiso dentro il buio dell’inferno. Racconteranno la favola dell’accoglienza, delle finestre spalancate al calore della condivisione. Anche per questo la vita di ogni singola persona pesa.
Meglio oscurare il fenomeno come se non esistesse, o scordare guardando con occhi distratti le navi  “Ong” che, sovente, prive di informazioni, frugano nel Mediterraneo senza sapere con precisione dove intervenire tanto che l’Organizzazione internazionale per le migrazioni definisce insufficiente l’attuale sistema di soccorso.
È veramente il momento di chiederci, con onestà, chi siamo, in cosa crediamo e dove vogliamo andare. Come ci poniamo di fronte al mistero dell’altro e alla posterità del mondo?
Papa Francesco ci esorta costantemente a vivere il valore “Accoglienza” come orizzonte primario concentrando risorse ed energie per una diffusa azione di prossimità che non lasci indietro nessuno permettendo, ai bambini della terra, di ascoltare favole dal finale lieto. Capace di farli sorridere e sperare alla luce del sole.
Magari passeggiando sul litorale amico, costruendo castelli lambiti dall’acqua salata. Dispensatrice di germi di fraternità.

Ivana Fornesi