Nel Settecento l’Europa è piena di violenza con l’aggiunta di due grosse rivoluzioni che hanno cambiato il mondo. Kant scrive che tutti hanno “il diritto e il dovere”di attendersi una “vera pace, durevole, equa e giusta”
Nel secolo XVIII in cui visse Immanuel Kant (Koenisberg 1724-1804) ancora una volta l’Europa è piena di violenza con l’aggiunta di due grosse rivoluzioni che hanno cambiato il mondo: tre guerre di successione per il trono spagnolo, austriaco, polacco.
Nel 1756 comincia la guerra detta dei “sette anni” in cui la Francia si mette contro l’Inghilterra, è sconfitta e deve cedere agli inglesi il Canada, Luisiana, Senegal. Nel 1776 tredici colonie si ribellano alla madre patria e dopo una guerra civile diventano gli Stati Uniti d’America.
Un gravissimo deficit delle finanze statali e il fallimento di programmi riformatori, la difesa dei loro privilegi da parte dei nobili e dell’alto clero, le aspirazioni della borghesia (terzo stato) a contare di più in politica e una nuova sensibilità democratica diffusa dall’Illuminismo, specialmente da Rousseau, portano alla rivoluzione francese iniziata nel 1789. Il sangue versato, le teste tagliate con la “macchina umanitaria”, detta ghigliottina sono di quantità incalcolabile.
Fu guerra civile mentre il governo rivoluzionario doveva affrontare anche la prima delle sette guerre esterne contro inglesi, prussiani, russi e imperiali germanici coalizzati per impedire il contagio rivoluzionario nei loro Stati.
E l’Italia? Non c’è, non è ancora risorta dalle sue secolari divisioni fra piccoli poteri. Ma propro nel 1795, quando Kant ha pronto il suo ultimo saggio Per la pace perpetua entra in scena il “fenomeno” Napoleone (Aiaccio 1769 Isola Sant’Elena 1821), di famiglia di origine forse sarzanese (c’era qualche anno fa un cartello sulla strada della Cisa “Stadano Bonaparte”) ma quelli di San Miniato al Tedesco la dicono di loro appartenenza.
Nato in Corsica l’anno dopo la vendita dell’isola ai francesi da parte di Genova, in vent’anni il Bonaparte conquista la gloria di “uom fatale” raggiungendo risultati che “era follia sperar” e finisce prigioniero degli inglesi nella remota isoletta atlantica.
Manzoni scrive che diede nome alla sua epoca e come arbitro pose silenzio tra due secoli l’un contro l’altro armati. Nella tempesta rivoluzionaria che taglia la testa al re e a tutta la famiglia, è proclamata nel 1792 la prima repubblica francese.
Napoleone fa il suo primo passo nella storia con la nomina a comandante della campagna d’Italia nel 1796 con ruolo secondario rispetto alla grande armata che attaccò l’Austria attraverso la Germania.
Napoleone invece riesce a dare la prevalenza al settore in Italia, ottiene vittorie militari con la strategia di incunearsi fra due eserciti avversari impedendone la congiunzione e con l’uso di tecniche belliche nuove e messe in atto con rapidità straordinaria. Piemonte, Lombardia diventano francesi, è violata la neutralità e scompare totalmente la quasi millenaria Serenissima Repubblica di Venezia, che viene data all’Austria con quel trattato di Campoformio del 1797 che “trafficò la mia patria” scrive il Foscolo.
Dopo tanti gravissimi massacri è molto diffuso il bisogno di stabilità, Kant dalla sua Prussia orientale scrive che tutti hanno “il diritto e il dovere”di attendersi una “vera pace, durevole, equa e giusta”. Napoleone, con la forza delle sue vittorie militari e una abile e decisa strategia politica arriva nel 1804 ad autoincoronarsi imperatoree dei francesi.
I soldati bonapartisti, su posizioni più radicali erano i giacobini borghesi che chiamarono in causa anche i “sanculotti” del proletariato urbano, creano in Italia repubbliche: la Cispadana, che il 7 gennaio 1797 a Reggio Emilia sventola il primo nostro tricolore e si fonde con le terre al di qua delle Alpi diventando Cisalpina e poi Italiana; le altre repubbliche sono la ligure, la romana, la partenopea.
I mutamenti riguardano molto anche la Lunigiana storica; si forma il regno d’Etruria, alla Cisalpina è aggregato il Dipartimento delle Alpi Apuane con Massa, Carrara, Garfagnana, gli ex-feudi Malaspina aboliti con decreto del generale Chabot del 2 luglio 1797.
Per il grande storico Jacques Le Goff finisce qui Il lungo Medioevo.
L’alta val Magra ex-fiorentina fu aggregata al Dipartimento degli Appennini sotto il diretto governo francese Non furono quieti questi passaggi di padrone: scontri, rivendicazioni tra le varie comunità accendono un forte desiderio di pace, con equilibrio si mirò a realizzarla nel congresso di Vienna del 1815 scegliendo il criterio del ritorno all’Antico Regime coi legittimi sovrani sul trono, però i diritti e gli ideali liberali, la pace diventano la forza per un nuovo futuro.
Maria Luisa Simoncelli