Domenica 21 maggio – Ascensione del Signore
(At 1,1-11; Ef 1,17-23; Mt 28,16-20)
Esaurite le ultime raccomandazioni, Gesù sale trionfante alla destra del Padre portando con sé la natura umana. Ha sfiorato per un attimo la nostra storia, poi dopo aver dato l’avvio a un poema in cui ognuno di noi trova il suo posto particolare, è passato sull’altra riva, della storia e del tempo.
1. Andate. Il Verbo di Dio è sceso da presso Dio, si è fatto carne per riconciliare l’universo con Dio. Una volta operata questa riconciliazione attraverso la sofferenza, la morte e la risurrezione, egli risale nel suo luogo naturale, portando però con sé la natura umana che ha assunto personalmente e che ha liberato per sempre dal male e dalla morte.
Ha inaugurato la via nuova e vivente che noi possiamo percorrere per salire fino al Padre, e questa via nuova passa attraverso l’offerta del corpo e del sangue di Gesù fatta al Padre sulla croce e fatta a noi nell’Eucaristia. Santo Stefano, il primo martire, al momento di morire può dire: “Contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio”. I cieli sono aperti perché da lì il Figlio è disceso, i cieli sono aperti perché quando Gesù è risalito ha lasciato la porta aperta per noi, affinché possiamo raggiungerlo dopo aver adempiuto all’incarico di continuare la sua stessa missione
2. Fate discepoli tutti i popoli. La forza dello Spirito donato da Gesù rende i discepoli capaci di andare e predicare a tutti i popoli. È superato il vecchio e ristretto nazionalismo; tutti i popoli sono chiamati a entrare nel Regno, a prendere parte al pranzo di nozze che Dio ha preparato per il suo Figlio.
Gli Apostoli sono partiti e hanno attraversato la Giudea, la Samaria, sono arrivati ai confini del mondo. Non si sono fermati, hanno percorso tutte le strade e sono diventati testimoni dell’invisibile, martiri, ma in tutto il mondo conosciuto è risuonata la loro testimonianza.
3. Fino alla fine del mondo. Quando Gesù promette la sua presenza “tutti i giorni, fino alla fine del mondo”, era ben consapevole che gli “Undici” sarebbero morti, e quindi garantiva la sua presenza sia agli “Undici”, sia ai loro successori con il dono del suo Spirito. Mediante questo dono, Gesù promette assistenza continua fino al punto di immedesimarsi con la sua Chiesa: sulla via di Damasco dice a San Paolo: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?”.
La presenza di Gesù comporta il nostro coinvolgimento nella missione: sarebbe molto comodo fermarsi sul monte a guardare il cielo, chiudersi al riparo delle nostre case e contemplare il mondo da spettatori, oppure ritirarsi in un convento per pensare ai propri peccati. Ma l’invito è diverso: Perché state a guardare verso il cielo? Gesù ha compiuto la sua missione, ora tocca a voi compiere la vostra. Lo sguardo rivolto verso il cielo deve abbassarsi sulla città degli uomini per condividere la condizione umana e aiutare i fratelli a risalire in alto, là dove Gesù ci ha preceduto.
† Alberto