Domenica 28 maggio – Solennità di Pentecoste
(At 2,1-11; 1Co 12,3-7.12-13; Gv 20,19-23)
“Pentecoste” si chiama il cinquantesimo giorno di Pasqua, giorno nel quale ricordiamo come Gesù, salito alla destra del Padre dopo aver compiuto la sua missione, ci manda in dono il suo Spirito già preannunziato la sera di Pasqua, affinché continui nei secoli la sua stessa missione.
1. Mostrò loro le mani. L’augurio e il saluto di pace sono strettamente collegati ai segni della Passione: pace perché i peccati sono stati perdonati e noi siamo riconciliati per mezzo delle sue piaghe.
L’augurio di pace non è finalizzato a se stesso, ma dopo il saluto di pace viene la missione: è finita quella visibile di Gesù; comincia quella della Chiesa, ma le due missioni sono strettamente unite, anzi formano una cosa sola: Cristo invisibile agisce per mezzo della Chiesa visibile.
La missione finalizzata non alla condanna del mondo, ma alla sua salvezza, continua nell’azione dei discepoli: “Come tu mi hai mandato nel mondo, anch’io li ho mandati nel mondo”, dice Gesù durante l’ultima cena. La stessa missione passa dal Padre al Figlio e si prolunga nei discepoli.
2. Ricevete lo Spirito Santo. L’invio di Gesù nel mondo era stato accompagnato da una “santificazione” avvenuta per opera dello Spirito Santo. Dice l’arcangelo a Maria: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio”.
Così pure nel momento in cui Gesù manda i discepoli, dà loro il dono dello Spirito Santo: la sera di Pasqua soffia sui discepoli e infonde loro il suo Spirito, li rende partecipi della vita che egli ha conquistato con il suo sacrificio, una vita che è resa libera da tutte le schiavitù imposte all’uomo dal peccato.
Come il Signore Dio dopo aver plasmato l’uomo con polvere del suolo “soffiò nelle sue narici un alito di vita”, così ora Gesù compie una nuova creazione: da Lui nasce la nuova umanità, della quale i discepoli sono beneficiari e trasmettitori, dispensatori dei divini misteri, con il potere di far morire al peccato e far nascere a vita nuova perché partecipi della sua risurrezione. Dagli apostoli la missione è passata ai successori e ai relativi collaboratori.
3. Perdonate i peccati. Il dono dello Spirito trasforma interiormente i discepoli e li rende partecipi del potere del Risorto. Questo dono interiore non li trasforma per loro stessi, come avviene nel sacramento del battesimo, ma li trasforma per gli altri, per perdonare o non perdonare i peccati, per ripetere ciò che Cristo ha fatto, e ripeterlo in memoria di lui, cioè riprodurre in mezzo agli uomini il suo sacrificio e in virtù di esso rimettere i peccati.
Il carisma sacerdotale consente agli apostoli e a coloro che partecipano della loro dignità di continuare nei secoli il mistero pasquale per mezzo della proclamazione della Parola e dei sacramenti di cui sono ministri.
† Alberto