
Diede conferma popolare a opere di sicuro valore. Il giudizio critico unito al risultato delle vendite della “merce libro”
Si avvicina il compleanno del Premio Bancarella, il primo libro fu proclamato vincitore dal notaio Mario Angella il 16 agosto 1953: era di Ernest Hemingway, futuro vincitore del Nobel per la letteratura, Il vecchio e il mare, Arnoldo Mondadori editore. Un libro che rappresenta l’esperienza di un vecchio che ha la statura degli eroi classici, impegnato a confrontasi con un pesce gigante: la nobiltà dell’umano lotta con la nobiltà della natura animata in una catarsi di bellezza.
Col patronato della Presidenza della Repubblica, il Bancarella fu tenuto a battesimo dall’on. Giovani Gronchi, allora presidente della Camera, in un raduno a Mulazzo, vera patria con Montereggio dei venditori ambulanti con gerle piene non di fieno degli alpeggi, ma di libri. L’11 agosto 1952 un centinaio di bancarellisti e alcuni grandi editori italiani tennero il primo Congresso dei Librai Pontremolesi e scaturì l’idea di creare un Premio non all’autore ma al libro più venduto in Italia nell’anno: la dimensione commerciale è associata ad “un chiaro successo di merito”.

Il documento ufficiale che lanciò l’idea fu steso l’11 agosto 1952 all’Albergo Vittoria a San Pietro. Non in sedi di università o in centri importanti ma in un piccolo territorio nacque un Premio che si guadagnò prestigio e arricchì culturalmente i lettori. Il Bancarella da ormai 70 anni è votato effettivamente da lettori anonimi che hanno comprato il libro, poi segnalato dagli iscritti all’Albo degli elettori approvati dall’Unione Librai Pontremolesi e dall’Associazione Nazionale Librai Ambulanti.
Fu emesso il regolamento in 9 articoli, stabilite tutte le garanzie di libertà e le scadenze, si dispose come premio l’acquisto di un dato numero di copie, duemila ogni anno la Direzione del Premio le donava a biblioteche di ospedali e carceri e istituti di beneficenza: così si legge nell’art. 9 della prima stesura.
Il libro Il Bancarella di Ernesto Gerbi, edito nel 1963 per il decennale del Premio, Nuova Editrice, Milano, riporta i nomi del Comitato coordinatore, presidente è il sindaco Luigi Serni, componenti lunigianesi, Mario Mengoli, Savi Alberto, Polverini Mario, Tolozzi Renzo. L’elenco degli elettori nel 1963 conta 150 nomi, i pontremolesi sono Baldini Marino, Savi Alberto, Savi Giuseppe, Bernardinelli Beppino, di Villafranca L. Mori Assunta.
Gli umili e pazienti bancarellisti seppero costruire stima e ponderate valutazioni del valore libro, lo riconobbe anche L’Osservatore Romano: in un articolo del 5 agosto 1959 definì la Lunigiana “patria dei bibliofili”, appassionati e modesti ”raccolgono libri vecchi da ogni parte e li rimettono in commercio sulle bancarelle”, alcuni diventeranno anche editori: risuonano i loro nomi: Tarantola, Giovannacci, Bertoni, Ghelfi, Fogola, Maucci, Giambiasi… nel solco antico del tipografo del Cinquecento Sebastiano da Pontremoli e di Jacopo da Fivizzano.
Carlo Bo, tra i più autorevoli, equilibrati e illuminati storici della letteratura, compose un saggio sul Bancarella in cui approva i criteri informativi e i risultati: osserva che giudici non togati in definitiva stabiliscono l’effettivo valore di un’opera. Per decenni vincono opere di alto valore letterario; nel 1958 anche il Dottor Zivago di Pasternak anticipa il Nobel.
I libri sono stati sempre di qualità e ad ampio orizzonte di argomenti; in genere l’analisi dei critici dà una risposta, una sentenza, col Bancarella la preoccupazione è un’altra, si vuol aprire un dialogo, renderlo possibile, lettori liberi scelgono opere che sanno andare fra gli uomini e farsi sentire nella maniera più semplice e diretta, senza accademismi, teorie o scuole da sostenere.
Carlo Bo conclude la sua introduzione al saggio valutando il Bancarella un premio “popolare, libero” che onora i libri “proprio come fa il lettore anonimo, non prevenuto, riconoscente”.
Il libro cartaceo è andato in crisi, si è perso il gusto dello scrivere e del leggere lento e riflessivo a causa della sopraffazione del libro elettronico, comunque il giudizio di Carlo Bo risponde al vero per le edizioni dei Bancarella del passato, che hanno dato molto a Pontremoli per prestigio delle iniziative collaterali, il valore delle opere, la presenza di intellettuali, artisti, giornalisti e politici che hanno arricchito la nostra comunità. Le sue parole le riportiamo come se fossero un mazzo di fiori di augurio per il settantesimo compleanno.
Maria Luisa Simoncelli
Mercato librario: un settore in profonda trasformazione
La formula organizzativa del premio Bancarella, ancora fedele all’intuizione dei fondatori, si confronta con un panorama editoriale che negli ultimi decenni si è profondamente trasformato. In un’Italia da sempre poco dedita alla lettura – secondo i dati Istat circa il 60% degli italiani non legge nemmeno un libro all’anno – la produzione editoriale è cresciuta di pari passo alle condizioni socioeconomiche e culturali del Paese: negli anni Sessanta il numero di libri pubblicati ogni 10 mila abitanti era di 1,7, nel 2005 erano 10.
Attualmente sono oltre 60 mila i titoli pubblicati in Italia. In sintesi, ad acquistare i libri sono soprattutto i lettori “forti”: chi legge, legge tanto, ma chi non legge è la maggioranza.
È cambiata nel corso del tempo la struttura editoriale: da un lato le grandi case editrici si sono concentrate in grandi gruppi editoriali (Mondadori, Feltrinelli, RCS) che controllano i marchi “storici”, dall’altro un numero sempre più elevato di piccoli editori – quasi 7 mila nel 2021, di cui il 98% con ricavi sotto il milione di euro – favorite dalla riduzione dei costi di inizio attività e dall’avvento di internet: senza gli store online che pubblicizzano su larga scala le proprie novità editoriali, le piccole case editrici sarebbero in forte difficoltà.
Se internet favorisce un’offerta libraria pluralista, con meno disparità fra grandi e piccoli editori sul versante della rete di vendita la possibilità di acquistare dal web ha messo a dura prova le librerie indipendenti, vero e proprio presidio culturale nei piccoli e medi centri: ne sono rimaste circa 2.400 e sono le più esposte a crisi e aumenti di costi.
La digitalizzazione ha portato con sé anche un nuovo fenomeno editoriale, il self-publishing: libri autoprodotti da chiunque, a costo basso, senza alcuna preventiva attività di valutazione critica, pubblicati e venduti online da grandi editori che offrono l’opportunità ad aspiranti autori di dare alle stampe i propri scritti. Una nuova frontiera che però non garantisce la qualità del libro.Davide Tondani