È preferibile rimanere nel vago con un punto di domanda riguardo agli sviluppi di gennaio. Giunti, infatti, alla seconda metà del mese quasi senza aver visto manifestazioni davvero degne della stagione, non è il caso di lasciarsi incantare dai proclami di imminenti nevicate, gelate e rigori vari prima di averli sperimentati. Fin qui, l’unica certezza è stata quella di vivere in un limbo post-autunnale, limbo divenuto pre-primaverile a metà di gennaio con il finora poco sensibile riallungarsi delle giornate. Le temperature hanno continuato a tenersi su livelli alquanto superiori alla norma.
A voler dare ancora risalto agli scarti senza precedenti, si rammenta che la terza decade di dicembre si era assestata ben 5,4°C oltre le attese e la prima di gennaio si è chiusa con un surplus di 4,5°C! Connubio eccezionale consumatosi nelle tre settimane (ultimi 11 giorni di dicembre e primi 10 di gennaio) a cavallo del 2022 e 2023 e che, nelle serie storiche più datate del centro-nord Italia, si è confermato come un periodo straordinario per mitezza.
Poco importa, poi, che la maggior parte delle giornate sia trascorsa sotto una cappa di nubi e con un tempo abominevole. La disillusione provata ad ogni tentativo di schiarita si è trasformata in esultanza al ritorno del sole martedì 10 gennaio: sembrava un sogno l’atmosfera luminosa e tersa! Quasi increduli siamo arrivati a sera senza avere scorto la minima formazione nuvolosa per tutto l’orizzonte. Le poche ore di favonio sono state appena sufficienti a tenere a bada le nuvole in quelle sfolgoranti, secche 24 ore: ce ne sarebbero volute diverse di giornate così per asciugare ltutto l’ambiente sottoposto a imperante e penetrante umidità! Invece la mattina seguente, con un po’ di gelo e brina, sono ricomparse nubi alte, poi medie e infine basse entro sera con la ripresa della pioviggine.
È seguito un alternarsi di giorni variabili e di altri interamente coperti ed oscuri. Sabato 14, complici le schiarite notturne, riecco la formazione di brina all’alba, unico sentore di inverno, nonché un persistente nebbione nel resto del fondovalle (ad Aulla, il sole non è spuntato che verso le 12,30). Le correnti da SW di domenica, lunedì e martedì hanno recato piogge intermittenti, rovesci, piovaschi, ma pure qualche temporale e la caduta di granuli ghiacciati insieme alla pioggia a motivo dell’aria fattasi più instabile.
La neve si è riaffacciata a quote montane, dapprima sui 1500 m, ed è poi scesa fino a lambire i 1000 m. Gli apporti, abbondanti sui rilievi e decisamente superiori ai 100 mm sia sull’alto Appennino che sulle Apuane (neve fusa compresa, ma con manto bianco ancora modesto), si sono comunque assestati sui 50-60 mm anche a quote basse e nelle convalli, specie in destra idrografica (Zeri, Mulazzo, Tresana).
a cura di Maurizio Ratti, Mauro Olivieri e Giovan Battista Mazzoni