I primi bastoni tra le ruote del Governo

Il presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni

“Staremo cinque anni al governo malgrado i bastoni fra le ruote dell’opposizione e non solo”. Giorgia Meloni sembra decisa a tenere ben saldo il timone del governo. Ma quell’affermazione ha destato qualche perplessità e, soprattutto, qualche scontento di troppo all’interno della sua stessa maggioranza. Che le opposizioni mettano bastoni tra le ruote di chi governa è inevitabile e la Meloni, che sull’opposizione ha costruito le sue fortune politiche, lo sa bene. Ma queste opposizioni sono talmente esili e frastagliate da risultare l’ultimo dei problemi della premier.
Quel “non solo” indica che ci sono ingranaggi che rischiano di incepparsi nella maggioranza di governo. Salvini ha quasi ignorato il riferimento e si è affrettato a dichiarare la sua lealtà. In casa Forza Italia la critica è stata più dura da digerire. In ballo c’è l’aumento al distributore di benzina, l’inflazione che continua a mordere, e tematiche, come il presidenzialismo e le autonomie, delicatissime per il futuro del Paese. Il disappunto di Berlusconi al ripristino delle accise sulla benzina è stato evidente e, pur addolcendo la sua posizione, non è un caso che rivendichi un ruolo di “pari dignità” all’interno del governo. Farà pesare i suoi numeri in Parlamento, visto che sono determinanti, ma non tirerà sicuramente la corda fino a spezzarla. La Meloni conosce bene i suoi partner e sa che si tratta di “lealtà” non concesse gratuitamente. È la dura legge della coabitazione. Il governo vorrebbe correre celermente; Giorgia Meloni vorrebbe essere “audace, concreta, veloce”. C’erano idee molto chiare in quelle che venivano chiamate le proposte di bandiera avanzate durante la campagna elettorale. Potevano essere fatte in un baleno: abolizione del canone Rai, della legge Fornero, azzeramento dell’Iva sui beni di prima necessità, abolizione delle accise sulla benzina. Ma la realtà ha fatto capire che “la coperta è corta” e c’è anche il Mes che dovrà essere digerito.
L’errore che Berlusconi imputa alla Meloni è di non aver protetto il prezzo della benzina. Non si tratta soltanto di chi fa il pieno per andare a lavorare. Il costo della benzina e del gasolio incide direttamente sui costi di trasporto e quindi sulle merci. Basta andare in un qualsiasi supermercato per rendersi conto del danno che si è fatto soprattutto ai ceti più deboli. Il costo della vita si è già mangiato il poco vantaggio che si è dato con la frenata del costo dell’energia. Sulla benzina si è poi commesso l’errore di fare un decreto trasparenza affrettato (in nome della velocità) accusando di fatto di speculazione gli esercenti dei distributori, dimenticando che i prezzi vengono stabiliti dalle compagnie petrolifere. Così, di fronte alla minaccia di uno sciopero il decreto è stato già corretto un paio di volte. Forse andare a toccare le compagnie petrolifere era impresa troppo ardua.

Giovanni Barbieri

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