Restituire centralità all’economia reale contro la difficile situazione del momento

Con una chiara analisi dell’economia, il prof. Alessandro Volpi ha aperto le attività dell’Unitre Pontremoli Lunigiana

Fino al 2000 c’è stata deflazione (sgonfiamento), prezzi stabili per inflazione bassa sul 2%; l’aumento della spesa pubblica era coperto col debito dello Stato. La forza dell’euro ha gloriosamente tolto variabilità alla moneta. Ma la grande finanza acquistava peso sull’economia reale e ha portato alla crisi del 2008-2011, lo Stato americano ha dovuto pagare i mutui per non far fallire le grandi banche d’affari. Il governatore della BCE Mario Draghi stampando tanta carta moneta compra il debito italiano, il potere d’acquisto rimane buono, ma gli interessi bassi non portano compratori perché non sono convenienti. La Grecia fuori regola viene lasciata andare.
All’improvviso arriva la pandemia. Il governo italiano l’ha affrontata bene, ha speso più di cento miliardi aumentando il debito pubblico, ma, rimanendo bassa l’inflazione, il finanziamento non era tanto pesante, però ha partorito due problemi. – La mancata riforma fiscale pesa sui paganti tasse e dà vantaggio a chi gode della base imponibile mantenuta bassa e non progressiva. Lo Stato incassa molto meno di quanto spende. Si va verso l’insostenibilità per la ripresa dell’inflazione. – La lunga deflazione ha comportato la rimozione dei meccanismi di indicizzazione delle retribuzioni dei lavoratori, diminuite nel tempo, non agganciate al costo della vita.
Questo non è legato all’aumento del prezzo delle materie energetiche.
Estate 2021: riparte l’inflazione, fondata sulle aspettative, su operazioni speculative. La media nei paesi Ue è 9%, in alcuni paesi è al 12%, è tanto e comincia a incidere sul carrello della spesa, sul potere d’acquisto delle famiglie a reddito basso mentre i ricchi l’avvertono poco. Siamo arrivati disarmati all’inflazione alta e complicata dal grosso aumento dei prezzi dell’energia, esploso per ragioni speculative, mai così alto, dieci volte di più a kilowatore, è alterata la dinamica domanda-offerta del mercato fisico, reale. Non manca l’offerta di petrolio e gas, l’Eni da mesi vende gas all’estero, la Russia quando ha ripreso a salire l’inflazione prima della guerra ci forniva meno gas della Grecia e ora il gas russo è compensato da altre fonti, dalle rinnovabili.
Il caro prezzo attuale è misurato su proiezioni del mercato energetico nel 2024. Non siamo nella situazione delle crisi del 1973 e del 1979, causate da guerre e chiusura dei rubinetti da parte degli arabi, quindi meno offerta di gas e aumento dei prezzi. Le nostre bollette rincarate hanno altre voci di spesa oltre il consumo. Ora il caro prezzo del gas (inferiore e stabile il petrolio) è fissato dalla piccola borsa di Amsterdam con pochi compratori ed è chiaramente speculativo. Gli affari sono alla borsa di Londra che tratta su duemila miliardi di barili al giorno. Uno compra a un prezzo e subito ci sono scommesse che faranno aumentare il valore e rivende incassando rendite alte e non tassate.
Che fare? Lo storico Volpi ha indicato operazioni subito concrete: abbandonare la borsa olandese e fare accordi Ue (già presi nella notte del 20 ottobre); puntare il prezzo del gas sulle energie alternative. Qui è il nodo più forte perchè l’economia è molto finanziarizzata, poche banche d’affari comprano pezzi di banche e li usano come mercato finanziario. E ora la BCE dà risposta all’inflazione aumentando i tassi d’interesse sui prestiti, finanziare il debito della spesa pubblica costa di più e si rischia di non poter più garantire pensioni, sanità, scuola e altro.
Non si deve neppure rastrellare denaro privato offrendo alti interessi (i famosi Bot), sarebbe come trovare la medicina ma uccidere il malato: non esisterebbe più l’economia = governo della casa nell’etimo greco. Non bisogna rassegnarsi, fare assidua pressione nel dibattito politico per restituire centralità all’economia reale, fare contratti vincolanti contro la speculazione finanziaria, evitare bruschi aumenti dei tassi d’interesse per chi ha bisogno di comprare denaro. Fare la riforma fiscale allargando la base imponibile e tassare le rendite finanziarie, passando anche attraverso la riforma del catasto e delle concessioni balneari per tassare finalmente i redditi reali. La soluzione suprema come sempre è culturale: più solidarietà e minor schiavitù da smania di profitto accumulato senza lavoro e senza merito.

Maria Luisa Simoncelli