Il risultato di Verona nelle elezioni non risolve i problemi del Pd

Visti i risultati, la Meloni si propone come ago della bilancia nel centrodestra

Damiano Tommasi, neo sindaco di Verona

Il 26 giugno si sono svolti i ballottaggi nei 65 comuni che non avevano eletto i sindaci al primo turno; nella prima tornata delle elezioni amministrative c’erano già stati vincitori e vinti. Era evidente il successo di FdI e del Pd. Come era evidente lo smacco di Salvini, soprattutto, di FI e dei 5stelle, per non parlare di altre formazioni minori.

Il segretario del PD, Enrico Letta, con Serena Arrighi, nuova sindaca di Carrara

L’astensione ai ballottaggi è stata enorme visto che soltanto il 42,16% di coloro che ne avevano diritto sono andati a votare. Se si pensa che in gioco c’era la scelta dell’autorità più prossima alla cittadinanza, di quei sindaci che anche in tempo di pandemia si sono presi sulle spalle i problemi della gente, c’è di che preoccuparsi.
Il primo turno aveva visto il successo del centrodestra in 10 comuni capoluogo tra cui Genova, Palermo e l’Aquila, mentre 3 risultavano appannaggio del centrosinistra. Nei ballottaggi dei 13 capoluoghi al voto, 7 sindaci sono andati al centrosinistra (Verona, Catanzaro, Parma, Piacenza, Alessandria, Cuneo, Monza), 4 del centrodestra (Lucca, Frosinone, Barletta, Gorizia), mentre 2 (Como e Viterbo, ex centrodestra) sono andati a liste civiche. Il totale dei due turni registra 14 città al centrodestra, 10 al centrosinistra, 2 alle civiche.

Il neo sindaco di Parma, Michele Guerra

Nel primo turno elettorale il centrodestra aveva cercato di attenuare la sconfitta delle percentuali di voti sottolineando i successi di Genova e, soprattutto, di Palermo, riconquistata dopo varie mandate elettorali. Ora l’affermazione del centrosinistra in città come Catanzaro, capoluogo della regione Calabria, Verona, Parma, Piacenza rende difficile trovare giustificazioni. Per Salvini, che ha perso già da tempo il duello con la Meloni, i tempi si fanno difficili: Verona è la cartina di tornasole di difficoltà neppure tanto latenti all’interno del suo stesso partito.

Mario Pardini, neo sindaco di Lucca. Candidato del centrodestra, ha battuto in rimonta il rivale del centrosinistra

Ora l’attenzione è già rivolta alle prossime elezioni regionali in Sicilia, dove il centrodestranon riesce a trovare un candidato che vada bene a tutti. Così, Berlusconi è costretto a rimettersi in campo e incontra i fedelissimi per l’analisi del voto dei ballottaggi e la Meloni, da parte sua, forte della posizione acquisita, invita Berlusconi e Salvini a smetterla con i litigi per non mettere a rischio il risultato delle politiche. Nel centrosinistra si esulta ma con moderazione perché anche se i risultati sono stati favorevoli, forse anche al di là delle aspettative, non si sa con chi fare alleanze, tenendo conto che, nella pletora dei tanti partitini creatisi al centro, c’è chi sogna di aggregare una formazione che potrebbe anche arrivare al 10%.
Si ha l’impressione che queste elezioni non siano poi state tanto “amministrative” e siano destinate a produrre qualche altro sconquasso. Non si parla solo dei 5stelle. È tutto il quadro che è fluido per non dire confuso e di questi tempi di tutto abbiamo bisogno ma non di confusione.

La confusione regna sovrana

Dopo i ballottaggi, si possono tirare le somme di una “battaglia” che non ha molto entusiasmato la cittadinanza, visto che ancora una volta, purtroppo, ha vinto il partito dell’astensione. È un fenomeno che andrà studiato e che dovrà essere preso in seria considerazione dai protagonisti della politica. Da tutte le parti, si tratti di centrodestra o di centrosinistra, si parla di correre uniti, per governare il Paese, ma si continua a frantumare il mondo politico con divisioni e nuove formazioni, spesso legate a singole persone con percentuali, si diceva una volta, da prefisso telefonico. Ora c’è chi esulta e chi si lecca le ferite. Il centrosinistra esce certo rafforzato dalla competizione che si è appena conclusa.
Nel Pd, Letta ha di che gioire visto il successo anche in città di tradizione leghista. Ha avuto anche buone percentuali di preferenze. Ma non tutto fila liscio. Il dramma, poiché di dramma politico si tratta, dei Cinque Stelle, con la scissione operata da Di Maio, pone non pochi problemi al progetto di “larghe intese” – il “campo largo” – di Letta. I 5Stelle, scesi ai minimi storici anche nei sondaggi e con gravi problemi interni di identità, avrebbero dovuto essere la gamba più consistente dell’alleanza di centrosinistra nelle elezioni politiche.
Sul fronte del centrodestra non si sta molto meglio. Tutti i sondaggi dicono che i tre partiti uniti avrebbero oltre il 50% di preferenze. Ma non mancano i problemi. Ciò che è accaduto a Verona tra Tosi e Sboarina, usciti tutti e due dalla Lega per approdare rispettivamente in FI e in FdI, danno bene l’idea di ciò che sta accadendo. Intanto dal voto di lista si è scoperto che Fratelli D’Italia ka superato la Lega non solo al Centro e al Sud, ma anche in Lombardia e in vari feudi leghisti del Nord. C’è quindi da scoprire chi sarà il leader del centrodestra, diventato sempre più destra, visti i successi della Meloni, ai massimi storici non solo nei sondaggi, ma anche nel voto reale. Non sembra che ciò piaccia molto a Salvini. La gravità della situazione è sanzionata anche dall’autoricandidatura di Berlusconi, con la sua venerabile età, alla guida di Forza Italia.

Giovanni Barbieri