“Nessuna emergenza profughi ma è necessario un coordinamento”

Colloquio con Almo Puntoni, direttore della Caritas diocesana. “Tutti i centri di ascolto si sono attivati per capire come potere essere utili nei singoli comuni”.
Le attività di accoglienza e per gli aiuti all’Ucraina

Confine Ucraina Slovacchia: raccolta di beni di prima necessità per i profughi dell’Ucraina presso la curia di Košice

La situazione non ha assunto per il momento un carattere emergenziale ma la Caritas diocesana c’è ed è pronta a fare la sua parte. È questo in sintesi il quadro tratteggiato da Almo Puntoni, direttore della Caritas di Massa Carrara – Pontremoli a proposito dell’accoglienza profughi e degli aiuti all’Ucraina invasa dall’esercito russo. “Gli arrivi di profughi in provincia fino ad ora non sono stati numericamente così alti da mettere in crisi il sistema della accoglienza organizzato nel corso degli anni scorsi dal Ministero dell’Interno” afferma Puntoni. “A questi arrivi – prosegue il direttore della Caritas – vanno aggiunti quelli organizzati in autonomia da singole famiglie di ucraini già residenti in Italia. In questo contesto il nostro lavoro si è per ora limitato a fornire informazioni e indirizzare gli aiuti frutto della generosità di cittadini e associazioni”.

Almo Puntoni

Quanto raccolto da singoli e da associazioni o realtà ecclesiali, come la Pastorale Giovanile diocesana, che ha promosso una raccolta di medicinali, è stato inviato in Ucraina tramite la Caritas diocesana di La Spezia, che la settimana scorsa ha inviato nel paese due Tir di aiuti. L’assenza di una vera e propria emergenza non significa che il sistema Caritas sia stato con le mani in mano fino ad oggi: “tutti i centri di ascolto sul territorio diocesano si sono attivati per capire come potere essere utili nei singoli comuni, alcuni dei quali hanno con la nostra struttura, da tempo, rapporti proficui di collaborazione, sia nell’area apuana che in Lunigiana”.
Non solo: il mondo del volontariato e del terzo settore è in attesa di un decreto legge del governo che dovrebbe consentire l’ospitalità di profughi all’interno di nuclei famigliari con la “regia” e l’aiuto di associazioni del terzo settore o enti pubblici. Quando il decreto sarà varato ufficialmente, “la Caritas diocesana – afferma Puntoni – sarà pronta a dare il suo contributo”. Anche a livello nazionale la rete Caritas è attiva sia sul fronte profughi che su quello degli aiuti. Il direttore della Caritas diocesana ci relaziona sui 700 profughi giunti Italia tramite un ponte aereo organizzato da Caritas italiana e sulla loro ospitalità in 40 diocesi italiane e di come la struttura nazionale è in costante contatto con le Caritas dei paesi confinanti con l’Ucraina, che fanno da tramite per fare arrivare gli aiuti alle strutture caritatevoli delle due Chiese cattoliche ucraine, quella greco-cattolica e quella di rito latino.
Sono informazioni preziose perché testimoniano come gli aiuti raccolti dalla rete della carità della Chiesa cattolica non viene dispersa ma arriva a destinazione. Tornando alla realtà diocesana, Puntoni esprime soddisfazione per come al momento la situazione dell’accoglienza sia sotto controllo, ma non nasconde un filo di preoccupazione per il futuro imminente: “l’augurio di tutti è che il conflitto in Ucraina cessi in breve tempo.
Ma se così non fosse e al contrario lo scenario del conflitto si ampliasse, il numero di profughi potrebbe aumentare sensibilmente. Un tavolo di coordinamento provinciale presieduto dalle istituzioni pubbliche, che metta in rete Centri di Accoglienza Straordinari, associazioni e Protezione Civile appare quanto mai necessario, perché potrebbero bastare poche decine di profughi in più per mettere in crisi il sistema dell’accoglienza così come oggi è organizzato”.

(Davide Tondani)