Dalle parole ai fatti  in favore dei migranti
Militari controllano il confine tra Bielorussia e Polonia (Foto Ansa/Sir)

Tempi duri per le istituzioni sovranazionali – Onu e Unione europea sopra le altre nelle ultime settimane – che, anche volendo credere alle buone intenzioni, sono andate a sbattere contro una realtà quanto mai difficile. Così è stato per l’esito della Cop26, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici svoltasi nelle scorse settimane Glasgow. Alla fine, proprio all’ultimo momento, ancora una volta ha prevalso la logica dell’interesse e del guadagno: gli impegni si sono annacquati in promesse incerte e a farne le spese, come sempre, sono stati i Paesi più poveri, che si sono visti rifiutare gli aiuti annunciati da tempo. Quanto all’Unione europea, le difficoltà sono pure giunte da un problema non nuovo: la situazione disperata dei profughi che cercano di entrare nell’ Unione europea.
Il nuovo fronte di questa vera e propria ‘guerra allo straniero’ vede schierate da una parte la Bielorussia di Lukashenko, con lo zampino di Putin, e dall’altra la Polonia, che si è posta, senza esserne richiesta almeno ufficialmente, a paladina dei ‘sacri ‘confini’ Ue. Da una parte, quindi, un Paese non comunitario, sottomesso ad una dittatura di fatto e dall’altra un Paese che sembra non aver capito niente di quello che dovrebbe significare far parte di una organizzazione democratica. In mezzo persone che sono preda e vittime di delinquenti sconosciuti che li trascinano in giro per il mondo privandoli di ogni bene materiale e di delinquenti noti che possono vantarsi di guidare degli Stati e sottopongono i migranti di turno a trattamenti che nel 2021 non sono più accettati nemmeno per gli animali!
A fronte di tutto questo, l’ Unione europea sta dando l’idea di non saper sciogliere certi nodi, ma in concreto, non con le belle frasi.
Per onestà, diremo che il problema non è di facile soluzione; detto questo, però, non si può non aggiungere che il tempo dei discorsi e delle promesse (tanto facili da annunciare perché non costano niente) è ormai scaduto. Se è vero che non si può ricorrere alla forza per convincere certi Stati governati da sovranisti e populisti a cambiare atteggiamento, è però altrettanto vero che diversi sono i provvedimenti che potrebbero essere presi nei loro confronti, a partire dalla chiusura dei rubinetti riguardo i finanziamenti previsti dai bilanci dell’Unione; un argomento molto convincente per soggetti che, per ora, dall’ingresso in Europa hanno avuto solo grandi benefici economici.
Certo, molto meglio sarebbe avviare un’azione di dialogo che portasse quei regimi ad abbandonare certi comportamenti e a fare passi in avanti significativi sulla strada della democrazia e dell’accoglienza. Ma questo richiederebbe tempi lunghi, ed è proprio il tempo a mancare ai migranti sottoposti a quotidiane vessazioni sul confine tra Polonia e Bielorussia.

Antonio Ricci