
Covid-19. Ma Bulgaria, Romania e Lettonia sono indietro. In Italia 2,7 milioni gli indecisi da recuperare

Nella Unione Europea al 30 settembre, il 73,4% degli over 18 europei ha completato il ciclo vaccinale contro il Covid-19. Lo rivela l’European Centre for Disease Prevention and Control- Ecdc. Il grado di accettazione del vaccino è molto elevato e quasi la metà degli europei sono favorevoli all’obbligo vaccinale, ma ci sono realtà in cui la diffidenza è ancora alta.
Secondo il sondaggio di Eurobarometer, realizzato a maggio 2021, l’81% dei cittadini Ue considerava “sicuri” i vaccini anti-Covid; percentuale più alta tra i cittadini di più di 55 anni (solo il 6% rifiuta il vaccino, contro il 13% dei giovani tra i 25 e i 39 anni). Il tasso di accettazione scende infatti dal 69% tra gli occupati al 59% tra i disoccupati. Anche tra abitanti dei centri urbani e quelli di campagna vi è un divario. Tra i primi, solo l’8% dichiara di non volersi vaccinare, contro il 13% dei secondi.
Per quanto riguarda l’obbligo vaccinale, secondo un’elaborazione Openpolis su dati Eurobarometer, a settembre 2021 il 62% dei cittadini portoghesi si è dichiarato a favore dell’obbligo vaccinale, seguito dal 60% dei cittadini italiani e dal 59% degli abitanti di Spagna e Svezia; dato via via in calo fino al 23% della Bulgaria. Per quanto riguarda l’avanzamento della campagna vaccinale, la fotografia scattata il 30 settembre dall’Ecdc è quella di un’Europa a due velocità nella quale molti Stati dell’est sono ancora indietro rispetto agli omologhi occidentali.
Il Portogallo, ad esempio, oltre a registrare la percentuale più alta di persone favorevoli all’obbligatorietà vaccinale, è anche uno dei paesi Ue che ha raggiunto le quote più alte di cittadini vaccinati. L’89,7% della sua popolazione ha infatti completato il ciclo vaccinale. Cifre simili, anche se lievemente superiori, si registrano anche in Irlanda (91,2%) e a Malta (90,6%). Tuttavia occorre precisare che la variazione delle quote di persone che hanno completato il ciclo vaccinale dipende anche dall’organizzazione della campagna paese per paese, e non solo dalle decisioni personali dei cittadini.
Osservando i dati degli altri paesi, sono Bulgaria, Romania e Lettonia quelli con le quote più basse di persone che hanno concluso il ciclo vaccinale, rispettivamente il 22,7%, il 33,5% e il 50,5%. La Lettonia, in particolare, è il paese in cui meno persone dichiarano di considerare i vaccini sicuri perché prodotti in Ue, ed è anche lo Stato con la minore quota di cittadini che ritengono i benefici dei vaccini maggiori dei rischi (54%). Intanto in Italia è partita, ancora con grandi differenze tra le diverse regioni, la campagna vaccinale per la terza dose, per ora rivolta agli ospiti delle RSA, ai più anziani e ai fragili.
Ma non si ferma quella rivolta a coloro che ancora non sono immunizzati con la seconda dose o, ancora peggio, non hanno ricevuto neppure la prima iniezione. L’opera di sensibilizzazione è soprattutto verso gli indecisi. Una comunicazione chiara e affidabile potrebbe bastare a convincere l’esercito di indecisi che continua a rinviare la vaccinazione anti-Covid-19?
Perché oltre allo “zoccolo duro” degli irriducibili no-vax nostrani – ed oggi anche no-green pass – esiste in Italia un esercito di almeno 2,7 milioni di ipersone che potrebbero essere recuperati alla campagna vaccinale, mettendo se stessi in sicurezza e agevolando il (comunque difficile) raggiungimento dell’immunità di gregge.
(G.P.T. – SIR)