Via di pellegrinaggio: dal Cammino di Santiago alla Francigena

AULLA. Le riflessioni dell’arcivescovo di Lucca, mons. Paolo Giulietti

Un pellegrino lungo la via francigena
Un pellegrino lungo la via francigena

Per capire cosa significa oggi andare in pellegrinaggio bisogna prendere in considerazione il fenomeno di Santiago de Compostela, meta già nota nel medioevo, ma sviluppatasi soprattutto a partire dagli anni ‘80, con presenze in costante crescita. È proprio dalle riflessioni su Santiago che l’arcivescovo di Lucca, mons. Paolo Giulietti, ha preso le mosse per una interessante conversazione sul tema del pellegrinaggio che si è tenuta in san Caprasio di Aulla in occasione delle festività dell’Addolorata.
Goethe ci ricorda che “L’Europa è nata pellegrinando e la sua lingua è il cristianesimo”: l’espressione suona come un monito anche per la riscoperta della Via Francigena che decollerà solo se prenderà atto che una via di pellegrinaggio deve avere una precisa meta e non può essere assimilata ad un percorso escursionistico. Nessuno si sogna di intraprendere il cammino per Santiago senza raggiungere la cattedrale, magari a tappe, anche di anno in anno, ma la meta è sempre raggiunta.
Se nel pellegrinaggio medievale la principale attenzione era per l’oggetto del cammino (la tomba di un santo, un santuario) il pellegrino contemporaneo pone l’attenzione soprattutto sul soggetto, sulla ricerca di sé: si va in pellegrinaggio per cambiare, ci si attende di tornare diversi.

L’arcivescovo di Lucca, mons. Paolo Giulietti ad Aulla

Nel medioevo -ha ricordato l’arcivescovo – spesso si partiva come penitenza imposta da un confessore o come pena imposta da giudice per espiare un reato commesso: entrambe si potevano espiare anche pagando qualcuno che facesse la strada al proprio posto. Ancora oggi, come nel medioevo, chi intraprende un cammino di pellegrinaggio torna cambiato perché incontra le esperienze del distacco, della fatica, della solitudine, della condivisione con gli altri, della meraviglia e dello stupore per la natura, delle testimonianze di una tradizione millenaria. Viene fuori più o meno consapevolmente anche il tema della preghiera: “non si sfugge al senso del mistero, la dimensione religiosa non è eliminabile, si parte da camminatori, si torna pellegrini”.
Queste esperienze di vita che si incontrano nel peregrinare, ha ricordato l’arcivescovo-pellegrino (anni fa passò pellegrino in Lunigiana ed un paio di anni fa prese possesso dell’arcidiocesi di Lucca da pellegrino) ci portano a mutare la percezione di sé, si incontra il mistero dell’altro, si torna con una nuova fiducia nell’altro, si sperimenta il mistero di Dio, nel senso di un avvenimento che ci salva, e talvolta nascono conversioni e vocazioni. Se pensiamo che i pellegrini per Santiago sono in constante aumento, con presenze di italiani che ultimamente sfiorano le 25.000 unità, non sfugge il confronto con le 10.000 presenze della Via Francigena e monsignor Giulietti non è stato tenero nel constatare, a vent’anni dalla riscoperta, lo scarso successo del nostro percorso.

Un tratto della Via Francigena
Un tratto della Via Francigena

La via Francigena – ha detto – è di una bellezza assolutamente superiore al cammino di Santiago, sia per la natura, sia perché non vi è luogo che non sia segnato dalle presenze di santi, di devozioni, di memorie storiche: è uno straordinario viaggio spirituale. Nonostante tutto la Francigena non decolla perché, si potrebbe dire, è nata con poca attenzione alla dimensione spirituale del cammino, come itinerario turistico, con intenti promozionali dei territori attraversati. Personalmente ho avuto l’opportunità di essere presente alla fondazione dell’associazione che ha promosso la Francigena e seguirne per un decennio lo sviluppo: debbo constatare che le parole dell’arcivescovo sono più che fondate ed è sempre stato difficile far emergere la necessità di porre attenzione alla dimensione spirituale e di valorizzare l’accoglienza delle parrocchie.
Non minori sono state le mancanze della curia romana nell’impegno all’accoglienza dei pellegrini: se a Santiago il pellegrino è accolto con calore dalla Chiesa, in San Pietro c’è poco entusiasmo e questo non contribuirà a far crescere la Francigena italiana dei pellegrini. La sfida per il decollo dell’itinerario francigeno – ha concluso monsignor Giulietti – è quella che ci attende con il Giubileo del 2025: o si recupera la dimensione spirituale, la desiderata meta di Roma da raggiungere come si raggiunge con desiderio forte Santiago, oppure l’interesse e la frequentazione della strada andranno sempre più esaurendosi, perché un cammino che privilegia il dato commerciale è destinato a passare di moda, prova ne sia la nascita come funghi di decine di nuovi percorsi che altro non sono che itinerari di turismo lento, senza, o con poca motivazioni di ricerca di sé.

(Riccardo Boggi)