Anche il nostro presidente della Repubblica, all’inizio del suo messaggio di fine anno, ha dovuto ammettere “la difficoltà di trovare le parole adatte per esprimere a ciascuno di voi un pensiero augurale”. E ne ha spiegato subito il motivo, intuibile: “Sono giorni, questi, in cui convivono angoscia e speranza”. I tanti problemi legati alla pandemia hanno attraversato tutto il discorso presidenziale e possiamo con facilità immaginare la sua angoscia, dato che il 2021, come ha rimarcato, sarà “il mio ultimo anno come Presidente della Repubblica”.
Un settennato già iniziato nel pieno di una forte crisi economica e segnato dai profondi cambiamenti che hanno coinvolto tutto il mondo e da molti dei quali l’Italia è stata travolta, rischia in tal modo di passare alla storia come quello più difficile per la nostra giovane repubblica.
Alla lucida analisi di quanto è avvenuto in ambito sanitario ed economico nel 2020, il presidente ha fatto seguire osservazioni e raccomandazioni che nessuno può permettersi di catalogare come ovvie per continuare comportarsi come se non fossero state pronunciate.
Due, soprattutto, i punti sottolineati: il vaccino e gli aiuti europei. Di essi Mattarella ha detto: “Mai un vaccino è stato realizzato in così poco tempo. Mai l’Unione Europea si è assunta un compito così rilevante per i propri cittadini”. Solo la collaborazione internazionale messa in atto a livello scientifico ha permesso di ottenere un vaccino in così breve tempo: sforzi così poderosi non devono essere vanificati da errori o ritardi nella somministrazione. Inoltre, non si può dimenticare il dovere di “tutelare la propria salute e proteggere quella degli altri”.
Quanto all’Unione Europea, il presidente ha giustamente affermato che, in questo caso, essa “è stata capace di compiere un balzo in avanti. Ha prevalso l’Europa dei valori comuni e dei cittadini. Non era scontato”. Ora sta ai singoli Stati far sì che l’imponente mole di denaro che sarà distribuita possa contribuire ad una ripresa stabile, che guarda al futuro, al benessere delle nuove generazioni.
Sergio Mattarella, però, ha a cuore le sorti dell’Italia e quindi le raccomandazioni alla “responsabilità delle istituzioni anzitutto, delle forze economiche, dei corpi sociali, di ciascuno di noi” le ha pronunciate soprattutto pensando al nostro Paese. Un vero peccato che il presidente, per ovvi motivi, non abbia potuto fare nomi e cognomi. Un richiamo che, almeno per il momento, non sembra aver fatto presa più di tanto tra le forze politiche, impegnate, ancora in questi giorni, a sgomitare per darsi un po’ più di visibilità, sia pure a scapito della gravità del momento.
Le voci di palazzo Quirinale, però, non sembrano dare molto spazio a giochini di prestigio e sarà interessante scoprire chi avrà il coraggio di determinare un eventuale ricorso alle urne anticipato!
Antonio Ricci