
“La guerra è una pazzia”: papa Francesco al convegno di Bari esorta i vescovi ad agire per l’unione dei popoli

Forse la consapevolezza più grande da acquisire è che siamo tutti sulla stessa barca e soprattutto condividiamo lo stesso mare: radunare oltre 60 tra vescovi e patriarchi, in rappresentanza delle comunità cattoliche che si affacciano sul Mare Mediterraneo, è stata la sfida che la Conferenza Episcopale Italiana ha lanciato con l’incontro “Mediterraneo, frontiera di pace” tenutosi a Bari dal 19 al 23 febbraio.
Con questa iniziativa la Chiesa italiana ha voluto mettere al centro della sua azione il bacino del Mare nostrum, riprendendo il messaggio lanciato da papa Francesco nel luglio del 2013 a Lampedusa, isola simbolo degli sbarchi dei migranti, con la celebrazione della messa in suffragio delle migliaia di vittime dei naufragi: il baricentro è adesso questo mare condiviso dalle popolazioni che lo abitano e lo attraversano, fatto che avviene da migliaia di anni e continua ai giorni nostri.
Ha spiegato il senso dell’incontro il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente dei vescovi italiani e ideatore dell’incontro, nel suo intervento introduttivo, sottolineando l’importanza di riscoprire la comune appartenenza al Mediterraneo, per mettere a fuoco una profezia di unità. Infatti questo vivere insieme, da una parte e dall’altra del mare, è senza dubbio fonte di bellezza e fraternità, ma può provocare anche violenza e tensioni che esplodono a causa dell’incapacità di comporre gli interessi contrapposti e le paure che vengono alimentate.
“C’è una frontiera invisibile nel Mediterraneo – ha dichiarato Bassetti – che separa i popoli della miseria da quelli del benessere e non conta se al di qua e al di là di quella frontiera ci sono minoranze ricchissime e crescenti impoverimenti”, perché c’è un nesso inscindibile fra la povertà e l’instabilità e quindi le guerre: “non potrà esserci pace senza miglioramento di vita nelle aree depresse del Mediterraneo e nell’Africa subsahariana, non potrà esserci sviluppo sostenibile senza che cambino le regole che sottostanno ad una economia dell’iniquità che uccide”.
L’evento di Bari ha inteso anzitutto essere un laboratorio di sinodalità, dove l’ascolto, la conoscenza, i momenti di preghiera assieme hanno fatto da bussola per instaurare relazioni sincere e proficue. Sono state cinque giornate ricche di incontri, assemblee, tavoli tematici, laboratori, dove i vescovi, provenienti da 20 Paesi di Europa, Africa e Asia, si sono confrontati alla ricerca di una vocazione mediterranea delle comunità cattoliche. La CEI, per l’occasione, ha anche inaugurato i suoi canali social proprio per dare la massima diffusione ai contenuti dell’incontro.
“Non possiamo limitarci alla denuncia dei crimini e delle ingiustizie – ha evidenziato il vescovo Antonino Raspanti, presidente del comitato scientifico – ma abbiamo il dovere di indicare come la strada nella quale il Mediterraneo è immesso, sia connessa con il piano divino di salvezza in Cristo e dove Dio vuole che indirizziamo i nostri passi per rimanere fedeli a lui, Signore della storia”.
Nel capoluogo pugliese, punto strategico e crocevia tra Oriente e Occidente, è iniziato un percorso, presentato al papa nella giornata conclusiva di domenica 23 febbraio, sul quale i vescovi si sono impegnati a coinvolgere le comunità nell’ottica del dialogo e della fratellanza.
“La guerra – ha dichiarato il Pontefice incontrando i partecipanti nella Basilica di san Nicola – che orienta le risorse all’acquisto di armi e allo sforzo militare, distogliendole dalle funzioni vitali di una società quali il sostegno alle famiglie, alla sanità e all’istruzione, è una follia, perché è folle distruggere case, ponti, fabbriche, ospedali, uccidere persone e annientare risorse anziché costruire relazioni umane ed economiche”.
E ancora: “È una pazzia alla quale non ci possiamo rassegnare: mai la guerra potrà essere scambiata per normalità o accettata come via ineluttabile per regolare divergenze e interessi contrapposti. Mai”.
Ma è nell’omelia della S. Messa conclusiva, celebrata in Corso Vittorio Emanuele II di fronte a migliaia di fedeli, alla quale era presente anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che papa Francesco ha parlato della rivoluzione di Gesù, invitando i cristiani a cambiare mentalità, passando dal nemico da odiare al nemico da amare, dal culto del lamento alla cultura del dono, in coerenza con il Vangelo.
L’orizzonte del Mediterraneo, come diceva Giorgio La Pira, il “sindaco santo” di Firenze, citato numerose volte a Bari, è il nuovo “lago di Tiberiade”; da una parte ci sono le opportunità di incontro e di dialogo offerte ai popoli, dall’altra c’è l’impegno dei cristiani a testimoniare la fede in Gesù Cristo, per costruire un presente di armonia e di pace. (df)