Convegno Taliercio, un cattolicesimo politico plurale nella realtà del proprio tempo

A Carrara la relazione del prof. Saccenti al convegno in memoria di mons. Taliercio 

09taliercio2020“Discernimento in politica”: è questo il tema del convegno con il quale anche quest’anno l’Azione Cattolica diocesana ha ricordato, in prossimità dell’anniversario della morte, la figura di mons. Giuseppe Taliercio (1920-2008), canonico della cattedrale di Massa, rettore del Seminario maggiore, per molti anni docente di teologia, soprattutto “storico” assistente di Azione Cattolica.
Nel Palazzo Cucchiari a Carrara, sede prestigiosa messa a disposizione dalla Fondazione Giulio Conti, venerdì 21 febbraio, il tema del convegno è stato sviluppato attorno ai tempi, ai luoghi e ai metodi del discernimento. Introdotto da Alessandro Conti e moderato da Irene Bertelloni dell’AC diocesana, Riccardo Saccenti, pratese, giovane docente di storia contemporanea dell’Università di Bergamo e coordinatore per la Toscana del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale (Meic), è stato il relatore che ha guidato la riflessione e il successivo vivace dibattito.
Il tema, individuato dal gruppo adulti “Vittorio Bachelet” all’interno di un percorso di studio sui testi, tra gli altri, del gesuita padre Francesco Occhetta, del sociologo Mauro Magatti, dello storico e presidente nazionale di AC, Matteo Truffelli, è di stretta attualità: il “tutto esaurito” in sala lo ha mostrato in maniera nitida. Davanti ad una platea rappresentativa di un mondo cattolico che non ha ancora ritrovato forme e modi per partecipare da protagonista alla vita politica, il professor Saccenti ha rimarcato i limiti di un “presentismo” nella politica odierna “che schiaccia sul presente sia l’offerta politica per il futuro, che ha un orizzonte non più lungo della prossima elezione, sia la memoria di un passato le cui chiavi di lettura non hanno niente a che fare con la realtà attuale”.
A risentirne è il concetto stesso di bene comune: pensato come una realtà assoluta, immutabile e non negoziabile, che guarda al passato, quando invece il bene comune è un concetto dinamico, relativo ma non relativista, da declinare nella realtà presente. Da qui i problemi, anche per i cattolici, nell’intercettare il linguaggio politico delle giovani generazioni, che in questo cambiamento d’epoca appaiono sulla scena politica, secondo il relatore, con linguaggi, pratiche, principi, culture, per nulla “presentisti”: “il loro avere portato alla ribalta i temi della sostenibilità ambientale tra lo scetticismo dei loro padri ne è la dimostrazione più evidente”. A subire gli effetti dello schiacciamento sul presente del passato storico è anche la formazione politica:
“Se nel Novecento – ha proseguito il professor Saccenti – la formazione aveva riferimenti culturali definiti e riconoscibili, da 30 anni tutte le grandi culture politiche non hanno più partiti di riferimento in Europa. Una scuola di politica serve per costruire un ‘alfabeto’ utile alla lettura del presente”. Per i cattolici questo significa agire secondo un principio di responsabilità: essere capaci di leggere la realtà, i segni dei tempi e indirizzare la comunità verso un orizzonte. È quindi necessario un nuovo partito dei cattolici, per indicare l’orizzonte che la comunità dei credenti vuole proporre? Saccenti è stato esplicito: l’unità politica dei cattolici non è mai esistita: “la Dc è stata una fondamentale storia di pedagogia democratica per i cattolici italiani, ma non ha mai rappresentato alcuna unità dei cattolici, poiché il cristianesimo non ha il compito di evangelizzare la società con una politica cristiana, ma di ricercare nelle diverse realtà storiche i semi di salvezza evangelica da valorizzare e promuovere”.
Il cattolicesimo politico è “irriducibilmente e inevitabilmente plurale”. È in questo pluralismo che il cristiano deve sapere leggere la tutela dell’ambiente, la dignità della donna, la globalizzazione basata sulla solidarietà la cifra del proprio impegno. Un impegno che richiede ai cristiani “un atto di laicità perché – ha concluso Saccenti – il cristiano non subisce la realtà ma la vuole governare”.

(Davide Tondani)