Tante le bugie e pochi  i dati reali sul Mes, Meccanismo Europeo di Stabilità

Salvini, Meloni e Di Maio soffiano sul fuoco della polemica per puri scopi elettorali

46mes1L’ultima frontiera della polemica politica italiana si chiama Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes). Intorno a questa sigla è stato sollevato un polverone con il preciso scopo di polarizzare l’opinione pubblica per raccogliere voti, senza però permettere ai cittadini di comprendere appieno l’oggetto del contendere. Ma in cosa consiste questo Mes? Davvero danneggia l’Italia? Proviamo a spiegarlo.
Il Meccanismo Europeo di Stabilità nasce nel 2010: alcuni paesi Ue (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna: ne nacque la sigla dispregiativa “piigs”), rischiavano il tracollo finanziario e di affondare portando con sé l’intera moneta unica. Nel clima di emergenza Trattati europei che vietano agli stati membri e alla Banca centrale europea di ‘salvare’ Stati europei in difficoltà furono aggirati: i paesi dell’euro fondarono una società privata con sede in Lussemburgo diventandone soci.

Il Presidente del Consiglio Conte in Senato
Il Presidente del Consiglio Conte in Senato

La società costituì il Fondo europeo di stabilità finanziaria (Efsf) che poteva sostenere finanziariamente gli Stati in difficoltà, con prestiti e acquisti di titoli di Stato, e le loro banche. In quegli anni il Fondo agì in aiuto di Irlanda, Portogallo e Grecia con quasi 175 miliardi di euro. Nel luglio 2012 l’Efsf è stato sostituito da un fondo permanente: il Mes, ribattezzato ‘Fondo salva-stati’, una vera e propria organizzazione internazionale, con un capitale di 700 miliardi, di cui 80 già versati.
Con quasi il 27% del capitale, la Germania – accusata dai sovranisti italiani di volere salvare le proprie banche con i soldi degli altri paesi – è il primo contributore; l’Italia partecipa con il 18%. I prestiti concessi dal Mes su richiesta di uno stato in difficoltà vengono erogati sotto determinate condizioni: in genere, risanamento della spesa pubblica e riforme in campo economico. Il Mes prende le proprie decisioni a maggioranza qualificata dei voti dei paesi membri e, ad oggi, ha concesso prestiti a Cipro (6,3 miliardi), Grecia (61,9 miliardi) e Spagna (41,3 miliardi).
46vignettaDopo la crisi greca, viene richiesta e avviata la riforma del Mes perché diversi Stati dell’eurozona hanno duramente attaccato i programmi draconiani di risanamento, come quello imposto alla Grecia, considerandoli un “ricatto” per ottenere l’aiuto del Mes. Sul fronte opposto, molti paesi del Nord Europa lo hanno criticato perché incentiverebbe la “leggerezza” nella spesa pubblica di alcuni governi, fiduciosi di poter essere comunque salvati con i soldi di qualcun altro.
La riforma del Mes, avviata nel 2018, è un tentativo di conciliazione tra queste opposte spinte. Così si arriva al nocciolo del dibattito di questi giorni: l’Italia sarebbe davvero danneggiata da questa riforma?
Più che un danno, la revisione del Mes rappresenta un monito a paesi come l’Italia, che ha il terzo debito più alto del mondo in relazione al Pil, dopo Giappone e Grecia, e che nell’ultimo decennio non ha mai mostrato interesse alla sua riduzione, che negli anni 2008-2011, con la Lega al governo, è salito dal 105 al 120% e ha proseguito la sua crescita anche con i governi di centrosinistra.

Un documento definito e pronto per l’approvazione

Nel compromesso approvato a giugno dall’Eurogruppo (quando Salvini e Di Maio erano vicepresidenti del consiglio dei ministri) i paesi del Nord Europa hanno accettato, dopo una lunga resistenza, la norma che prevede, per le banche in difficoltà, che il Mes faccia da garante all’utilizzo di un fondo – finanziato dai contributi di tutte le banche dei paesi membri – per aiutare la risoluzione di banche di interesse europeo.
La Germania e gli altri paesi del fronte del “rigore” hanno però ottenuto che ad uno Stato che chiede aiuto al Fondo possa essere richiesto, non in modo automatico e comunque all’interno di un negoziato, di ridurre il valore dei titoli del proprio debito pubblico.
Questa ipotesi – nel linguaggio tecnico: “ristrutturazione del debito” – è stata prevista per evitare che un Paese in difficoltà possa far ricorso all’aiuto del Mes limitandosi a incamerare il prestito senza tenere sotto controllo i conti pubblici.
Se invece quel governo viene messo davanti alla prospettiva che chi ha acquistato titoli del debito di quel Paese per un determinato valore verrà rimborsato con un valore inferiore, adotterà politiche di bilancio più stringenti, per evitare una crisi di fiducia degli operatori finanziari che farebbe impennare i tassi di interesse.

Informativa alla Camera dei Deputati del presidente del Consiglio Conte sulle modifiche al Mes
Informativa alla Camera dei Deputati del presidente del Consiglio Conte sulle modifiche al Mes

La prospettiva della ristrutturazione del debito – nell’ottica dei normali rapporti debitore/creditore, dove è quest’ultimo a dettare le condizioni – è la risposta europea ai sovranisti italiani, che tra irresponsabilità e incompetenza, hanno scommesso, pur da una situazione di debolezza quale è quella della finanza pubblica del Paese, sul fatto che l’Italia non è la Grecia o l’Irlanda, che una sua crisi (o una sua uscita dalla moneta unica) distruggerebbe l’euro, per cui verrebbe comunque salvata senza richieste di sacrifici.
Il danno all’Italia non lo fa dunque la riforma del Mes, ma i proclami di Salvini, Di Maio, Borghi, Bagnai… Nel caso di una ristrutturazione del debito, a perdere sarebbero i cittadini che detengono Bot e Btp, non tutti i risparmiatori. Attualmente i privati detengono circa il 5% dell’intero stock di debito, la perdita sarebbe dunque limitata.
È ovvio che una ristrutturazione del debito non farebbe bene all’Italia, per i contraccolpi sul sistema finanziario (che detiene un terzo circa del debito italiano) e successivamente per quelli sull’economia reale. Ma quando Meloni e Salvini parlano in Parlamento di prelievi forzosi sui conti correnti o di famiglie in rovina per salvare le banche tedesche, ci si trova di fronte ad un palese tentativo di avvelenare i pozzi, di generare panico e odio allo scopo di lucrare consenso elettorale. Il paventato alto tradimento è questo: usare le istituzioni per spaventare quegli italiani che si dice di voler difendere per primi.