Nel volto dei poveri, la bellezza di Cristo e della sua sposa

La relazione di Harry Giannotti al XXIII Congresso Internazionale di ricerca sul Volto di Cristo

40giannotti“Da un lato c’è James che fa i capricci per farsi comprare la playstation 3 dal babbo, dall’altro c’è Said che piange perché va a letto a pancia vuota”: è la sintesi più efficace della condizione delle persone e dei popoli nel nostro tempo. Partendo da questa constatazione su chi ha e può e su chi non ha e non può, Harry Giannotti, giovane studente liceale fivizzanese, nella sua relazione all’Auditorium Giovanni Paolo II in occasione del XXIII Congresso Internazionale di ricerca sul Volto di Cristo, tenutosi a Roma il 28 e il 29 settembre, ha argomentato una serie di riflessioni sulla iniqua distribuzione della ricchezza nel mondo attuale che toccano profondamente la sensibilità di chi le legge, come hanno colpito i partecipanti – tra gli altri importanti uomini di Chiesa, teologi, professori universitari – che le hanno ascoltate.
Oggi, scrive Harry, tutto gira intorno al dio denaro e c’è chi ne ha tanto e chi, come i popoli del Terzo mondo, non ha questa risorsa per comprare i beni primari per vivere. Quali sogni possono avere i giovani di quei Paesi, se debbono lottare per sopravvivere? Ma la povertà esiste anche in quelli sviluppati (per l’Italia si parla di 5 milioni di poveri).
Il problema è, dunque, di vaste proporzioni e produce grande sofferenza. È la politica che dovrebbe fornire risposte a questi bisogni, ma, in realtà, spesso tradisce e non vede i poveri, come non vede Dio, perché, se lo vedesse, agirebbe diversamente. Dimostra, anzi, di avere quasi paura del povero, come i farisei l’avevano di Gesù, perché la sua pazienza si può stancare, il suo silenzio può diventare un urlo assordante, i suoi stracci una bandiera.
40giannotti1Talvolta viene concesso qualcosa, ma anche il dare è niente se non è frutto di amore, se non si ama la povertà, come ci ha insegnato San Francesco, simbolo della rinuncia eroica ad ogni proprietà, per donarsi a Dio, per possedere solo Gesù Cristo. Si può, infatti, essere poveri di sostanze, ma ricchi di virtù.
Dobbiamo, allora, liberarci di tutti i beni, per creare un rapporto diretto con Dio? “No, però, l’economia, il guadagno, il benessere non dovrebbero essere in cima alla scala dei valori”. È stato Gesù a dirci di tenerci lontano dalla cupidigia: “Che senso ha riempire di grano tutti magazzini, se magari subito dopo, dovrai rendere la tua vita?”.
Harry, in linea con questo insegnamento, invita a fare attenzione allo stile di vita che guida le nostre azioni, perché non è il denaro che offre serenità e gioia del cuore, ma il necessario, l’essenziale, in linea con la logica della carità. Gesù non demonizza il benessere, ma invita a vivere con rettitudine, a non compiere azioni disoneste, a considerare il denaro, come scrive Sant’Agostino, uno strumento di viaggio, in un percorso di vita orientato dalla fede, dall’amore, dalla solidarietà: ”Usa il denaro come il viandante nell’ostello usa la tavola, il vaso, la pentola, il letto. Lo devi abbandonare. Non lo hai da possedere per sempre”.
Un giovane come Harry Giannotti, che si fa portatore di questi valori, apre il cuore alla speranza e sollecita chi si professa cristiano a porsi delle domande sul suo rapporto con Gesù Cristo e sulla sua coerenza con i valori del suo insegnamento. A tal fine potrebbe essere di aiuto, come Giorgio La Pira consigliava, fare ogni sera un esame di coscienza davanti ad una carta geografica. Azzardo nel dire che anche Papa Francesco sottoscriverebbe la relazione dello studente di Po.

Andreino Fabiani