Tra ultimatum e tentativi di pace
Il presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte
Il presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte

Le acque agitate nelle quali si sta muovendo il governo, soprattutto dopo la decisione del presidente del Consiglio Conte di rapportarsi direttamente alla pubblica opinione e non al più canonico dibattito parlamentare per dettare un quasi – ultimatum (di definitivo, ormai lo abbiamo imparato, non c’è niente con questo governo) ai due presidenti ombra Salvini e Di Maio, rendono impossibile avviare analisi capaci di resistere più di 24 ore.
Già il giorno dopo la conferenza stampa di Conte, infatti, mentre qualcuno stava aspettando lo schiocco provocato dallo strappo, i due leader di maggioranza hanno fatto sapere di aver trovato un accordo sul decreto sblocca cantieri, uno dei tanti in fase di attesa, ma importante perché stanno scadendo i termini della sua conversione in legge. Nel frattempo, si fa finta che l’economia sia solo una questione di “testa dura” e non una realtà, giusta o sbagliata che sia, con la quale si deve far di conto.
La si relega, così, al ruolo del classico “spettro” di marxiana memoria che si aggira, questa volta, sopra l’Italia, quasi avvoltoio che spia con interesse lo stato di salute del Paese. Non si possono mettere sullo stesso piano gli ammonimenti della Commissione Ue ei pericoli derivanti dai mercati finanziari.
Con la prima, se si è abbastanza avveduti da non partire a testa bassa, si può trattare in tempi che possono dilatarsi; con i secondi, invece, non si può contare sul rinvio delle misure da prendere.
Il “disastro” può avvenire in modo rapido: basta che qualche migliaio di grandi investitori italiani e stranieri che hanno puntato sui BTp fiuti il rischio che l’Italia non sia in grado di onorare gli impegni assunti per iniziare a vendere quei titoli ed avviare in tal modo un gioco al ribasso del loro valore, con le conseguenze che sono facili da immaginare per le famiglie e le banche italiane coinvolte.
Far finta di niente con questa minaccia sulla testa è come minimo da incoscienti! Proprio la possibilità o meno di avviare una trattativa con Bruxelles sarebbe all’origine della presa di posizione pubblica di Conte: un atteggiamento fermo che raramente si è potuto notare in questi mesi di governo.
Un tentativo di stanare i due litiganti perché facciano capire se hanno intenzione di continuare con i loro teatrini fantapolitici o se ritengono che sia giunto il momento di pensare un po’ di meno alle percentuali del consenso e di più alla situazione grave, se non tragica, del Paese.
C’è bisogno di chiarezza e di onestà, politica e non. Se si parla di immigrazione non si deve agitare lo spauracchio della sicurezza; se si parla di sicurezza non si devono incentivare l’uso delle armi e la giustizia fai-da-te; se si parla di giustizia si deve dire con chiarezza che tutti sono sottoposti alle leggi dello Stato: se queste non vanno bene, si cambiano, ma in Parlamento, non nei comizi!

Antonio Ricci