Siccità e desertificazione saranno problemi di tutti

Preoccupazione dai documenti sulla Giornata mondiale per la Lotta alla desertificazione e alla siccità. Entro il 2025,  scarsità idrica assoluta per 1,8 miliardi di persone. La desertificazione, entro il 2045 potrebbe costringere 135 milioni di persone a sfollare: metà di loro dalle aree dell’Africa sub-sahariana.

25siccità“Non ci sono più le mezze stagioni”: quante volte si è sentita questa battuta gettata là come luogo comune con qualche sorrisetto ironico; purtroppo non è una banalità ed è un problema che si comincia a cogliere nei suoi più tristi risvolti perché è il segno di un cambiamento climatico indicatore del modo in cui si sta gestendo l’ambiente: era il 17 giugno 1994 e a Parigi era stata adottata la Convenzione per la lotta alla desertificazione, ratificata dall’Italia nel 1997.
Per questo le Nazioni Unite hanno scelto questa data per la Giornata Mondiale per la Lotta alla desertificazione e alla siccità.
Il tema adottato quest’anno è: “Facciamo crescere il futuro insieme”. Un tema ambizioso e molto ottimista, visti i tempi che corrono e visto che diversi governi, Stati Uniti e Cina in testa, tergiversano sulle scelte che si dovrebbero innescare.
È del tutto evidente che la gestione dei fenomeni climatici non può essere affrontata dai singoli Stati e nessuno può ritenersi indenne dalle conseguenze negative che ne derivano. Il comunicato emesso dall’ONU intende “ricordare a tutti (con questo tutti si intendono tutti i governi del globo e dei 197 Stati che hanno sottoscritto la Convenzione) che la neutralità del degrado della terra è realizzabile attraverso la soluzione dei problemi, un forte coinvolgimento della comunità e la cooperazione a tutti i livelli”.
La Giornata intende sensibilizzare soprattutto su tre problematiche. La siccità, che ha “impatti socio-economici e ambientali significativi e pervasivi che causano più morti e spostano più persone di qualsiasi altro disastro naturale […]. Entro il 2025, 1,8 miliardi di persone sperimenteranno la scarsità idrica assoluta e due terzi del mondo vivranno in condizioni di stress idrico”.
Altro problema la desertificazione, che potrebbe costringere, entro il 2045, circa 135 milioni di persone a sfollare. Terzo problema su cui riflettere è la gestione sostenibile del suolo, fondamentale per contrastare il cambiamento climatico, se si considera che oggi “l’uso del suolo rappresenta quasi il 25% delle emissioni globali totali”.
25siccità1Ogni anno, ricorda il documento dell’Onu, il mondo perde 24 miliardi di tonnellate di terreno fertile. Non è male riflettere sul fatto che oltre la metà dei 143 milioni di persone costrette alla sfollamento sono nell’area dell’Africa sub-sahariana. Lancia l’allarme Save the Children: “In particolare il Corno d’Africa è una delle zone più colpite da carestie a causa della siccità prolungata e la popolazione rischia di veder aggravare ulteriormente una crisi alimentare che la affligge da anni.
Paesi come Somalia, Etiopia e Kenia, Stati abituati ad avere un anno di siccità ogni dieci anni, nell’ultimo decennio hanno subito più di tre siccità e altrettante inondazioni. L’impatto dei cambiamenti climatici ha delle cause dirette sulla scarsità di cibo e di acqua; in tali situazioni i bambini ancora una volta sono i più vulnerabili, viene spesso loro precluso l’accesso alla scuola, si ammalano perché costretti a vivere in ambienti insalubri, spesso separati dalle loro famiglie”.
25siccità2In un altro contesto, a Parigi, in un intervento all’International water conference dell’Unesco, il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, in sintonia con Save the Children e col comunicato Onu affermava: “Quasi 1,4 milioni di persone muoiono ogni anno a causa di malattie associate all’acqua potabile contaminata; 3 persone su 10 nel mondo non hanno accesso all’acqua potalbile, 6 persone su 10 non hanno servizi igienici sicuri… Le crisi idriche spostano ogni anno circa 70 milioni di persone, numero raddoppiato negli ultimi 50 anni…”.
E, come si sa, l’abbandono della terra produce o favorisce la desertificazione. In Italia le cose non vanno meglio. In occasione della Giornata, la Coldiretti afferma che “un quinto del territorio nazionale è a rischio desertificazione a causa dei cambiamenti climatici con prolungati periodi di siccità, ma anche del progressivo consumo del suolo e della mancata valorizzazione dell’attività agricola nelle aree più difficili”.
Inoltre riferisce che, secondo il Centro Euromediterraneo per i cambiamenti climatici, “entro fine secolo in Italia la temperatura potrà aumentare dai 3 ai 6 gradi, con susseguenti precipitazioni violente accompagnate da periodi di aridità. Già quest’anno se ne sono avute avvisaglie: il primo quadrimestre è stato segnato da una seria siccità con circa 1/4 di pioggia in meno; poi c’è stato un maggio molto piovoso con grandine, temporali, qualche fiume esondato e gravi danni alle coltivazioni. Negli ultimi 25 anni è scomparso oltre un quarto della terra coltivata”.
Qualche riflessione a livello nazionale e a livello mondiale dovrebbe essere fatta.

Giovanni Barbieri