Così può migliorare la formazione professionale

Non sta solo nel numero degli addetti la differenza tra Italia e Germania

Foto d'archivio con alcuni giovani impegnati sull'alternanza scuola lavoro
Foto d’archivio con alcuni giovani impegnati sull’alternanza scuola lavoro

Quando si citano gli attuali ottomila – più eventuali altri diecimila “navigator” nel prossimo futuro – addetti alle politiche attive a favore dell’occupazione, confrontandoli con i 110mila della Germania è utile spiegare bene le differenze tra i due sistemi. In quel Paese vi è un’organizzazione nel settore della formazione e dell’avvio al lavoro integrata e unitaria per tutto il territorio federale, a differenza dell’Italia dove la stessa è stata smembrata tra le varie regioni, dando origine così a interventi tra loro ben poco coordinati.
Alcune regioni hanno proseguito nell’organizzazione nata e sviluppatasi nel dopoguerra, che vede una collaborazione tra ministero del Lavoro, associazioni dei lavoratori come le ACLI, sindacati, associazioni degli imprenditori, dando vita a corsi di formazione professionale sempre più articolati, finanziati con il Fondo Sociale della Comunità europea, con uno sguardo al mutare delle tecnologie e delle esigenze della domanda che giunge dal mondo del lavoro.
Tale struttura organizzativa è rimasta quasi immutata nelle regioni del nord Italia dall’Emilia Romagna, Veneto, Lombardia, Trentino, finanziata totalmente dal Fondo sociale europeo. A partire dalla Toscana e nel sud si è preferito attivare Istituti Professionali finanziati totalmente dallo Stato al pari degli istituti tecnici e licei, per un malinteso principio di pubblica istruzione, lasciando a spezzoni formativi l’avvio al mondo del lavoro. Basta fare una ricerca attenta su internet per trovare al Nord corsi triennali, legati alle necessità delle imprese; al centro-sud si troveranno per lo più corsi di pochi mesi o di un anno confusi con corsi di riqualificazione e preparazione.
Con questa premessa si può capire come vengano impiegati in Germania i 110mila operatori sopra citati: oltre agli orientatori e agli addetti al sistema di informazione, in questo numero sono compresi insegnanti di materie tecniche e professionali o di lingua nazionale e straniera.
Per i primi si attinge direttamente dal mondo del lavoro, impiegando professionisti dei vari settori, con il vantaggio di aggiornare corsi e programmi al mutare delle richieste.
Altre volte sul nostro settimanale sono state messe in evidenza queste contraddizioni presenti anche in Lunigiana, frutto di scelte miopi che derivano dalla preferenza accordata agli Istituti Professionali rispetto alla formazione professionale.
Nel campo dell’industria del cartaceo e delle cartiere potrebbe nascere un’inversione di tendenza con l’organizzazione di corsi affidata agli imprenditori del settore, ai sindacati di categoria e organizzazioni come l’Ente Nazionale Acli Formazione Professionale (ENAIP) e con l’elaborazione di un progetto di formazione professionale triennale del cartaceo, finanziati dal Fondo Sociale Europeo e quindi senza oneri per lo Stato.

Corrado Leoni