Un saggio di Mario Nobili sui modi del Medioevo feudale lunigianese

Lo storico fivizzanese analizza le istituzioni feudali e signorili, i Malaspina, i vescovi-conti di Luni, gli Obertenghi, i signori di Canossa marchesi di Tuscia in un saggio per la “Manfredo Giuliani”

Indice ragionato della miscellanea “Studi Lunigianesi” presentata a Villafranca il 9 giugno

In apertura la memoria di Tiziano Mannoni fondatore dell’archeologia globale (G. Benelli). G. Cavalli firma tre articoli: l’investitura da parte di Carlo IV di Boemia di Federico Malaspina per Villafranca e di Azzone per Lusuolo; il falò per le feste solstiziali e la notte di S. Giovanni a Villafranca; preliminari sull’inchiesta agraria di Agostino Bertani del 1883. Tenta di spiegare i toponimi Xago e Trepuncio P. Moradei. Di via Francigena scrive Sandro Santini autore di altro articolo sulla zootecnia bovina e suina nostrana. M. Manuguerra sostiene che il discusso viaggio di Dante a Parigi abbia toccato la Lunigiana. Altre note feudali ricostruisce R. Ricci su Sallio della Verrucola fedele di Opizzino Malaspina. Anche nelle nostre terre ci furono fratelli massoni collegati ai francesi, uno fu G. B. Malaspina di Olivola con interessi alchemici ed ermetici studiati da C. Palandrani. Carte d’archivio trascritte da Paolo Lapi dicono di statue vestite e confraternite, altri suoi studi sui Corpi Santi di Virgoletta li illustra R. Boggi. La strutturazione originaria del castello di Virgoletta è ipotizzata da G.Luigi e Mattia Maffei. Corrado Leoni ricorda la passione per la ricerca di A.C. Ambrosi. Note di architettura e decorazione di villa Malaspina a Pallerone le espone L. Bertocchi. Infine il ricordo di G. Armanini e D. Manfredi in note culturali di G. Benelli.

Il castello e il borgo di Fosdinovo in una foto del 1980
Il castello e il borgo di Fosdinovo in una foto del 1980

Un articolo ricco di citazioni e di critica storica dell’annata 2016-’17 della rivista “Studi lunigianesi” è di Mario Nobili, storico di Tenerano e docente all’Università di Pisa. Si aggiunge ad una dozzina di altre sue ricerche sulle istituzioni feudali e signorili di quello che viene considerato il medioevo lunigianese dei secoli XI- XIV, ma che si può dire arrivi fino al 1796 quando si concluse la lunga vicenda dei marchesati malaspiniani.
Qui l’analisi riguarda istituzioni feudali e signorili, situazioni di “condominio” e “consorzio” tra singoli “castra”, pievi e pivieri, famiglie aristocratiche, i rapporti coi vescovi-conti di Luni, i marchesi Obertenghi, i signori di Canossa marchesi di Tuscia.
L’angolo di osservazione della “Pluralità delle fedeltà e degli omaggi e “cattura” dei vassalli altrui” è quello di tre documenti relativi al “castrum” di Marciaso. Il primo del 1250 risolve la contesa tra i figli del dominus di Marciaso che giurano fedeltà con tutti i servizi inerenti ai fratelli Isnardo e Bernabò Malaspina. Ma già nel 1262 la fedeltà in perpetuo la giurarono al vescovo Guglielmo di Luni insieme al podestà, i consoli e tutti gli uomini di Marciaso. Un terzo documento del 1270 raccoglie testimonianze rivelatrici di come venivano percepiti e vissuti i rapporti feudali nella mentalità delle persone, con memoria comune di un documento del 1197 relativo alle origini della costituzione in feudo di Marciaso con investitura della terza parte del castrum da parte del vescovo Gualtiero e della curia di Luni, concessa con solenne cerimonia nel castello dei signori e alla presenza di un’assemblea di eminenti personaggi laici ed ecclesiastici della zona, per primo l’arciprete della pieve di Viano.

Il castello di Terzana in una foto del 1980
Il castello di Terzana in una foto del 1980

Il luogo della cerimonia dell’investitura, una chiesa o castello, mai uno spazio privato, gli assistenti, il posto occupato dai contraenti e la memoria del rito hanno sempre e ovunque un valore simbolico, come risulta da uno studio dello storico Jacques Le Goff, una ritualità che definisce la natura del vincolo gerarchico che si stabilisce tra il signore e il vassallo, fermo restando che l’investitore supremo è l’imperatore o il papa. Ben diverso è il principio strutturale del Comune medioevale che è orizzontale e fa di ogni persona in quanto tale un membro della comunità, di un’associazione concreta di uomini che agiscono di comune accordo, come ben risalta negli studi dello storico Paul Schaefer.

Il castello di Castevoli in una foto del 1980
Il castello di Castevoli in una foto del 1980

Lo studio di Mario Nobili affronta anche il caso della pluralità delle fedeltà feudali e la cattura dei vassalli di un signore all’interno del territorio della sua signoria, tratta delle complesse eccettuazioni presenti anche nelle signorie territoriali di Lunigiana (Brina, Vezzano, Fosdinovo, Massa, marchesato dei Cavalcabò), che avevano il loro fondamento nella compresenza dei due poteri principali dei vescovi e dei marchesi Obertenghi. Si arrivava anche ai conflitti armati, il Codice Pelavicino documenta quelli dalla metà del sec. XI fino alla pace di Dante del 1306 tra i Malaspina e i vescovi di Luni.
Sono fonti storiografiche che fanno risaltare strutture generali della società feudale e della dinamica del suo funzionamento, studiate da Otto Brunner. Un esercizio era quello della faida per mezzo di incendi, rapina, saccheggio, devastazione, cattura di ostaggi per rendere deserto il territorio dell’avversario e per successivi contratti di scambio prigionieri, “omaggi” consistenti in pagamento di una specie di tangente contrattata dai contadini col nemico del loro signore per risparmiare dall’incendio e dalla rapina il loro villaggio. Strategie violente non estirpate dalla storia: piaceranno anche a nazisti e a fascisti e tanti altri.

Maria Luisa Simoncelli