Viveva a Fivizzano ed era l’ultimo sopravvissuto tra i superstiti della corazzata “Roma” colpita da due bombe mentre era diretta in Sardegna: 1.393 uomini morirono.
Alle 2 del 9 settembre 1943 prese il largo dal porto della Spezia: “Sembrava che dovessimo andare laggiù a Salerno a combattere contro gli Americani” . Invece affondò nel golfo dell’Asinara, a 16 miglia dalla costa. Il relitto venne ritrovato solo nel 2013 quando erano ancora in vita una decina di superstiti. Dante è stato l’ultimo ad andarsene, il 2 giugno scorso: dopo aver girato il mondo con la Marina Militare si era ritirato nella valle del Lucido.
Dante Bartoli è stato un marinaio della corazzata Roma, “la più grande della Marina italiana”, al tempo della Seconda Guerra mondiale, coi suoi 240,70 metri di lunghezza e le 40.000 tonnellate di acciaio, cannoni, mitragliere e mezzi aerei: l’orgoglio della Regia Marina. Alle ore 2 del 9 settembre 1943 prese il largo dal porto della Spezia, dove era ancorata.“Sembrava che dovessimo andare laggiù a Salerno a combattere contro gli Americani”, raccontò proprio Dante Bartoli ad Andrea Amici, che nel libro “Una tragedia italiana” ha ricostruito il dramma della Roma attraverso le testimonianze dei sopravvissuti.
Nessuno dell’equipaggio sapeva che il giorno prima, alle19,42, dai microfoni dell’EIAR il maresciallo Pietro Badoglio aveva annunciato che “ogni atto di ostilità contro le forze angloamericane doveva cessare”. L’ordine – “il più amaro degli ordini” lo definì l’ammiraglio Carlo Bergamini – concordato con gli alleati, era di fare rotta per raggiungere l’isola della Maddalena. A bordo fu fatta anche festa, quando si seppe dell’armistizio, credendo che la guerra, dopo 4 anni, fosse finalmente finita, ma in tutti, a partire dagli alti comandi, regnava una profonda confusione, come, del resto, avvenne in tutta Italia dopo l’8 settembre.
La corazzata non raggiunse mai l’isola sarda, perché colpita da due bombe radiocomandate, “le prime della storia ad essere utilizzate. La nave esplose e in 20 minuti colò a picco: dei 2.021 uomini a bordo, 1.393 morirono bruciati”.
È la testimonianza fatta all’autore del libro dal superstite nonno Italo nel 1998. “La bomba, con una esplosione bestiale, cadde a poppa e andò a finire nelle caldaie. La seconda colpì la prora”. Alcuni particolari sono raccapriccianti – anche nelle isole di Maiorca e Minorca si sentiva “puzza di carne bruciata” – ma ci furono atti di puro eroismo e di solidarietà.
Il marinaio Armando Saracchi, ad esempio, che già in precedenza aveva dimostrato grande coraggio gettandosi col cappotto in mare per salvare un compagno, rischiò la vita andando a recuperare proprio il salvagente di Bartoli. “Era un fenomeno” raccontava Dante; come il marinaio Giovanni, che fu “tra quelli che si attardarono ad abbandonare la nave, per aprire un portello corazzato, dal quale uscì il suo amico Italo”. Quanti furono, poi, quelli che tornarono dentro la nave per salvare i compagni!
C’è da dire che i Tedeschi non persero tempo ad individuare e colpire il “nuovo” nemico! I loro bombardieri avevano preso il volo da Istres, vicino a Marsiglia. Comunque, i fatti che portarono alla tragedia di quel giorno, per ammissione generale, rimangono pieni di interrogativi.
Il relitto è stato ritrovato solo il 17 giugno del 2012 nel golfo dell’Asinara, a 16 miglia dalla costa e a 1200 metri di profondità. Sara solo un “pezzo di storia” o diventerà la memoria di tante vite disperse?
Al raduno del 2013, erano ancora in vita una decina dei sopravvissuti, tra i quali Dante, classe 1923.
La sua carriera militare iniziò frequentando il corso alla Spezia. Fu poi trasferito a Trieste e, in seguito, a fine guerra, anche a New York. Ebbe l’onore di assistere all’incoronazione della Regina Elisabetta II. Gli ultimi decenni di vita li ha passati a La Giunca, il suo piccolo paese nella Valle del Lucido, insieme alla moglie, deceduta due anni fa. Spesso scendevano a Monzone o a Gragnola sul loro Ape.
Bartoli è deceduto alla Spezia all’età di 95 anni, ma le sue ceneri riposeranno nel cimitero di Monte Dei Bianchi. La sua morte ha suscitato profondo cordoglio alla Spezia e nella Valle del Lucido. Il sindaco della città ligure, Pier Luigi Peracchini, ha rilasciato questa dichiarazione: “…con Dante Bartoli se ne va un testimone della Seconda Guerra Mondiale. La sua scomparsa adombra il 72° anniversario della nostra Repubblica”. Non meno riconoscente quella dell’ammiraglio Girardelli, capo di Stato Maggiore della Marina Militare: “Oggi 2 giugno è venuto a mancare uno degli ultimi superstiti della corazzata Roma, nonché testimone del coraggio e dell’impegno profusi dagli equipaggi della Marina durante l’ultimo conflitto mondiale”. Il suo ricordo non dovrà andare disperso.
Andreina Fabiani