Dante poeta di Maria che lo conduce a vedere la Trinità di Dio

La Madonna nei testi sacri e letterari e nell’apparizione ai bambini di Fatima

paradiso_rosa_celesteNel centenario della apparizione di Maria il 13 maggio 1917 ai tre pastorelli a Fatima la parrocchia di S. Colombano di Pontremoli ha presentato quattro incontri di riflessione: Maria nel Nuovo Testamento (relatore don A. Biancalani); Le apparizioni di Fatima; Evento mistico a Pontremoli. Itala Mela (don Pietro Pratolongo), Maria in Dante (don Antonio Costantino). Dal quel “sì” a diventare madre del Verbo fatto carne viene tutta la vicenda della salvezza cristiana e assidua è l’attenzione di Maria alle invocazioni delle persone, si rivela agli innocenti, a Lourdes come a Fatima, per dare conforto e speranza.
Dopo la figura biblica e devozionale illustrata dai primi relatori, don Antonio Costantino Pietrocola ha dato grande risalto alla presenza di Maria nella Commedia, che ispira Dante a creare le più alte espressioni di poesia mariana di ogni tempo. Il relatore, dopo una scheda biografica su Dante, ha percorso i passi del “poema sacro”in cui Marìa interviene in aiuto a Dante e alle anime, è invocata e lodata. La mirabile orchestrazione della Commedia si apre e conclude, come in una sinfonia, con Maria.

La spiritualità di Dante

Il sentimento religioso di Dante è sempre basato su lucide analisi e conoscenze teologiche, meditate prima di tutto sulla filosofia Scolastica. Dante è la sintesi della luminosa civiltà medioevale che si è interrogata sui grandi problemi di Dio, dell’universo, dell’uomo. Cristo nella Divina Commedia non dà i brividi del rapporto mistico, non è sentito come padre o fratello amoroso e neppure pacificatore del “cuore inquieto” come in Agostino e Petrarca. La fede per Dante è soprattutto verità e luce, posseduta in forme chiare e definite: Dio è trascendenza che dà beatitudine, è principio e meta di tutto, provvede al divenire della storia, sta in un cosmo ordinato, è una difficile ma sublime conquista intellettuale. “La sua presenza è rivelata dall’ordine, dalla legge, dalla ragione intrinseca dell’universo” (Angelo Marchese). Non il Gesù evangelico, è soprattutto il Verbo della Sapienza, è luce che inonda le schiere dei beati, è speranza di purificazione, è giustizia che punisce chi nella sua libertà ha scelto il male. La religiosità di Dante tocca anche le corde della commozione, vive con tenerezza la devozione a Maria, ma mai c’è una rinuncia alle operazioni intellettuali: è itinerario della mente.

Nel II canto dell’Inferno la conosciamo in ansia, pur nella sua beatitudine paradisiaca, per Dante smarrito nella selva oscura, impedito dalla lupa famelica e corrutrice che lo sta respingendo “là dove il sol tace”. Maria mette in moto un piano di salvataggio: chiama Lucia perché vada da Beatrice e la faccia scendere nel Limbo a supplicare Virgilio perché diventi guida all’amato Dante nel viaggio di salvezza dalla servitù del male. Nel XXXIII canto del Paradiso Maria è pregata da San Bernardo affinché Dante possa levare gli occhi verso “l’ultima salute” che è Dio, che gli viene svelato come cerchio di luce di “tre giri di tre colori” e misteriosamente quello centrale anche con forma “di nostra effige”.
Madonna_FatimaMaria, amata e venerata da Dio di lei padre e figlio, seduta al centro della mistica rosa dei beati nell’Empireo, dimostra di gradire sempre molto le preghiere, rivolge gli occhi a Dio e Dante ottiene di vedere l’essenza divina nel cui profondo si fa unità tutto quello che nell’universo si mostra sparso e diviso. La suprema grandezza di Maria cantata da Dante è che in lei si sono conciliate le contrapposizioni: vergine e madre, umile e alta tanto che il Creatore non ha disdegnato farsi in lei creatura, luce di carità e di speranza, aiuto imprescindibile per chiunque voglia grazia, anche prima che la chieda. Mediatrice della visione ultima di Dante, fa cadere i veli che gli nascondono la luce di Dio e lui è messo dentro un “fulgore” che placa ogni desiderio.
Don Antonio ha citato altre presenze di Maria nella Commedia: pregata in punto di morte da Buonconte da Montefeltro lo salva dalle sgrinfie del diavolo, indispettito perché ne perde l’anima “per una lagrimetta” finale di pentimento. Maria fu buona ostetrica invocata nel travaglio del parto dalla madre di Cacciaguida, trisavolo di Dante. Nel canto XXIII le schiere dei beati sotto aspetto di fiaccole salgono e scendono una scala di luce, sono il trionfo di Cristo, la più splendente luce è Maria, intorno le ruota altra luce, quella dell’arcangelo Gabriele, che girerà fino a riportarla nel cielo Empireo, accompagnata da musica di ineffabile bellezza mentre “tutti li altri lumi facean sonare il nome di Maria”

(m.l.s.)