Donaci, Signore, il tuo amore: in te speriamo

Domenica 12 marzo, seconda di Quaresima
(Gen 12,1-4    Sal 32     2Tm 1,8-10     Mt 17,1-9)

10trasfigurazioneLa settimana scorsa abbiamo iniziato un percorso battesimale. Dio Amore e, di conseguenza, anche creatore invita l’uomo a vivere in sé. Se quello di Dio per l’uomo è un invito e non un ordine, significa che l’uomo è libero di aderire ad un progetto diverso da quello proposto da Dio. L’uomo, con Adamo, ha preferito il progetto dell’egoismo, il progetto che metta lui al centro. Gesù è venuto a mostrare come si fa ad aderire al progetto del Padre.
La seconda tappa del percorso battesimale, che affrontiamo oggi, ci propone uno squarcio su come potrebbe cambiare l’esistenza per gli uomini che, aiutati da Gesù, fossero capaci di rientrare a vivere secondo il progetto del Padre.
Quella di oggi è una pagina che si può leggere come cronaca, ma è anche un profondo insegnamento teologico. Il brano inizia con “sei giorni dopo”. Sei giorni prima Gesù aveva rimproverato Pietro per essersi messo, con la sua mentalità umana, di intralcio nel rapporto tra Lui e il Padre. Dal punto di vista del significato numerologico sei è il segno dell’incompletezza, tipica dell’uomo. Si inizia quindi terra terra, a livello di mentalità e incapacità umane. Si trovano in disparte Pietro, Giacomo e Giovanni. Gesù è con loro, scende al loro modo di pensare ed inizia ad elevarli parlando del Regno di Dio.
Comincia dalla situazione loro nota, mostra come l’egoismo di ogni essere umano porti ad atteggiamenti individuali impossibili da armonizzare tra loro. Ognuno suona la propria musica senza ascoltare gli altri. Ne consegue un generale fracasso fastidioso e anche dannoso per le orecchie. Il Maestro spiega loro come l’amore sia invece capace di trasformare ogni momento della vita in gioia. Ma, ancora di più, come possa armonizzare perfettamente tutto ciò che nel mondo è un assordante rumore assolutamente disarmonico. I tre apostoli sentono che quelle parole elevano il loro spirito e li fanno salire sulla cima di un alto monte spirituale. Ai loro occhi Gesù cambia aspetto, per dirla con il vangelo, ha una metamorfosi. La chiara luce del suo insegnamento rende splendente, in maniera del tutto sconosciuta per i tre sino ad allora, tutta la sua persona, vesti comprese.
Gesù continua spiegando come ciò che sta dicendo loro fosse già scritto sia nella Torah, i primi cinque libri della Bibbia attribuiti a Mosè, che in numerosi testi di profeti. Pietro percepisce che sta vivendo l’esperienza che aveva sempre sperato si realizzasse. Il Messia annunciato dalle scritture è li presente, parla del regno che realizzerà a breve e lui è partecipe di quel progetto. È un momento “magico” e vorrebbe renderlo perpetuo. Per questo propone di costruire le tre capanne. Ma Gesù non ha ancora finito. Sta per parlare di ciò che comporta vivere pienamente l’amore. Spiega, ancora una volta, che l’amore non è uno scambio, non prevede reciprocità, è dono. Il dono è sempre costoso, è una rinuncia a sé stessi e, a volte, è la rinuncia a tutto. Il Messia ricorda ai tre che il suo dono, che si realizzerà a breve, coinvolge la sua stessa vita. Sottolinea ancora come, chi vuol far parte del suo regno, debba farsi suo imitatore.
Pietro, Giacomo e Giovanni, elevati a scorgere il divino, sono presi da timore. Gesù li rincuora, assicurando la sua presenza in ogni istante della loro vita e, consapevole che gli altri apostoli non sarebbero stati in grado di comprendere, propone di parlare loro di questa esperienza solo dopo la sua resurrezione.

Pier Angelo Sordi