Nel Centro Didattico della Pieve di Sorano a Filattiera l’incontro sulle esperienze del cammino lungo l’antico tracciato
Percorrere la Via Francigena non è una semplice passeggiata, non è solo un’escursione sportiva, è molto di più. È camminare in un crocevia di storie e culture diverse, è avventurarsi in un dedalo di vie e sentieri che hanno accolto nei secoli milioni di passi, è godersi il cammino, che, lungo il viaggio, si rivela più importante della meta stessa.
Le energie invisibili: da Milano a Roma
In vista di Scorcetoli
Un grande applauso ha concluso la proiezione de “Le energie invisibili – Da Milano a Roma in cammino”, un emozionante documentario che racconta la storia di un viaggio narrato dai protagonisti che hanno ripercorso la via Francigena partendo dal Duomo di Milano fino ad arrivare a San Pietro a Roma. Un’avventura che trasforma Luca Contieri e Mimmo Lanzafame – il primo dietro la macchina da presa e il secondo come “attore” – in due pellegrini alla scoperta di se stessi. Durante la strada incontrano e si confrontano con le esperienze di altra gente che, ognuna dal suo punto di vista, parla dei motivi che li ha spinti ad intraprendere il cammino. Un percorso che permette di allontanarsi dalla frenesia delle metropoli e di riscoprire il sapore delle cose semplici. Un viaggio che consente di attraversare l’Italia da nord al centro, passando per città magnifiche e antichi borghi dimenticati che hanno mantenuto l’autenticità originale. All’interno della Pieve sono inoltre esposte 45 foto scattate da Lanzafame, a simboleggiare i momenti più significativi dell’esperienza. (r.s.)
È questo il messaggio che è emerso nell’incontro (organizzato da Farfalle in Cammino, in collaborazione con Lunicafoto e il comune di Filattiera) che si è tenuto sabato al Centro Didattico della Pieve di Sorano, in cui sono state presentati un libro, un film, una mostra fotografica. Tre storie e modi diversi di raccontare, ma accumunate da un solo percorso. Si è presentato con la sua simpatia, il suo spiccato accento romano, Andrea Vismara autore de “La mia Francigena. Diario semiserio di un pellegrino-laico”, in cui ha raccontato come ha vissuto il suo viaggio lungo l’antica Via.
Un percorso partito quasi per rabbia, per uscire da una quotidianità opprimente che gli fa decidere di prendersi un anno sabbatico dal lavoro, dagli affetti, da tutto. Arriva così la voglia di immergersi nel percorso con un “pizzico di surreale follia”, ma anche con la consapevolezza delle opportunità che il cammino è in grado di offrire. Un viaggio di quasi 40 giorni e di oltre novecento chilometri in fuga dalla frenesia dei nostri giorni andando alla ricerca di se stessi. E l’esordio del suo racconto è stato dedicato proprio al ricordo del passaggio alla vicina Pieve di Sorano con il parroco che gli ha fatto da Cicerone per quasi un’ora illustrandogli le caratteristiche storiche ed artistiche dell’antica struttura “facendomi perdere tutto il vantaggio di essermi alzato presto per evitare il caldo. Ma ne è valsa la pena” ricorda con un sorriso.
Anche se non risparmia un disappunto al venire a sapere che è stato quasi un “miracolato” e che spesso i pellegrini che transitano accanto all’antica pieve romanica trovano la porta chiusa. “Le chiese vanno tenute sempre aperte per i pellegrini. Non solo per visitarle ma anche per lasciare ai visitatori un momento di preghiera, di riflessione”.
E del resto l’introspezione è la componente essenziale del viaggio,che costringe ogni giorno e a ogni passo a fare i conti con i propri limiti, i dolori e la fatica, la solitudine e l’inquietudine, i pensieri. Un viaggio che “ti fa vedere il superfluo, ti riequilibra con la natura” e così uno zaino, anche allegoricamente, all’inizio pesante lungo il percorso si alleggerisce sempre di più.
Ma Vismara nel suo racconto ha voluto evidenziare anche alcune criticità che circondano il percorso. In primis i segnali non sempre chiari e poi la necessità di avere maggiore chiarezza sulle servitù di passaggio, specie quando si transita in zone dedite alla pastorizia con la presenza di cani che possono creare problemi ai pellegrini.