
Domenica 9 febbraio – V del Tempo Ordinario
(Is 6,1-8; 1Cor 15,1-11; Lc 5,1-11)
Mentre svolge la predicazione nei dintorni di Cafarnao, Gesù inizia a dare forma al suo progetto di costituire un gruppo fedele che lo accompagni e che costituisca il nucleo del nuovo Israele. Gesù parla a tutti, ma a qualcuno chiede qualcosa di particolare.
1. Salì in una barca, che era di Simone. Suggestiva e pittoresca questa immagine: Gesù parla alla folla da seduto, come facevano i maestri e come aveva fatto anche lui nella sinagoga di Nazareth, ma questa volta usa come cattedra la barca di Pietro.
Possiamo quindi dire che Gesù ha parlato dalla cattedra di Pietro prima che Pietro parlasse dalla cattedra di Gesù.
2. Sulla tua parola. Il brano non ci riferisce le parole di Gesù, perché vuole dare importanza a quello che accadde dopo. Gesù alterna parole dette al singolare con quelle al plurale, quelle rivolte a Pietro con quelle rivolte a tutti: “prendi il largo”, “gettate le reti”; e poi: “sarai pescatore di uomini”, e “lasciarono tutto e lo seguirono”.
Il protagonista di tutto il racconto è Pietro, che però agisce in accordo con i suoi collaboratori. La sua preminenza emerge quando fa la prima professione di fede: “Sulla tua parola getterò le reti”. Pietro conosceva il suo mestiere, sapeva che la pesca si fa di notte, eppure ha fiducia in Gesù. Lo ha ascoltato, ne è rimasto ammaliato, tra loro è nata una simpatia reciproca che comporta anche uniformità di vedute.
3. Signore, allontànati a me, sono un peccatore! La confidenza, o la fiducia, che Pietro aveva acquisito con Gesù, non gli fa dimenticare la sua fragile condizione umana. Di fronte alla pesca straordinaria riconosce la sua inadeguatezza, riconosce di essere peccatore (forse il racconto risente dell’episodio del rinnegamento).
Certamente la sublime missione ricevuta dal Signore Gesù incute timore, e nessuna persona normale può sentirsi all’altezza dell’incarico. Si fa fatica a credere che Gesù abbia scelto come suoi collaboratori persone un po’ limitate, prima gli apostoli e poi i vescovi e i preti e tutti i collaboratori di seguito.
Non poteva scegliere qualcun altro più capace? Ma nel suo modo di agire il Signore Gesù passando “guardò con sentimento d’amore e scelse” (miserando et eligendo: è il motto di papa Francesco) alcune persone liberamente, e le ha costituite perché fossero guide sagge e pazienti del suo popolo.
Nei racconti evangelici c’è solo una persona perfetta, un giovane che aveva sempre osservato i comandamenti fin dalla giovinezza. Ma era troppo perfetto per entrare nel numero dei discepoli e se ne andò triste (Mc 10,17-22).
All’inizio di ogni celebrazione riconosciamo la grandezza di Dio e i nostri limiti umani: confessando le nostre colpe chiediamo anche il necessario aiuto dall’alto. La consapevolezza di non aver intrapreso un ministero ecclesiale per propria iniziativa ci apre alla certezza dell’aiuto di Dio.
† Alberto