
Cento anni fa, il 21 settembre 1924, veniva inaugurato in piazza Vittorio Emanuele. Opera del fiorentino Giovanni Giovannetti. Furono necessari oltre quattro anni per raccogliere la somma necessaria. E le lapidi in molte frazioni arrivarono prima

Domenica 21 settembre 1924, cento anni fa. La piazza principale di Pontremoli è intitolata al re Vittorio Emanuele II e al centro, in asse con l’ingresso al cortile del Municipio e l’entrata della Sottoprefettura, campeggia una struttura alta più di 5 metri, coperta da un grande telo che sta per cadere.
È il Monumento ai Caduti, voluto in memoria dei tanti giovani pontremolesi arruolati e morti negli anni della Prima Guerra Mondiale. Un recente riconteggio, concluso al termine di una minuziosa indagine curata da ricercatori dell’Istituto Storico della Resistenza Apuana, ha fatto salire il conteggio a 363!
Un numero enorme per una realtà come quella di Pontremoli con centinaia di famiglie segnate dal lutto e molte altre costrette a vivere con la presenza di invalidi o mutilati. Non a caso, poche settimane dopo la fine della Grande Guerra, in città si costituisce un Comitato per promuovere la realizzazione di un monumento ai Caduti.
Ma, nonostante la partecipazione delle istituzioni cittadine e delle associazioni locali, l’iniziativa procede a rilento. Al contrario in molte frazioni del territorio comunale, segnate dal mancato ritorno di tanti giovani militari, si segnalano via via le inaugurazioni.
È il caso Casalina, Cargalla, Cavezzana d’Antena, Gravagna, Montelungo dove le lapidi vengono scoperte già nel 1920; o di Bratto dove in una foto della nuova chiesa, nel 1921, si vede già il grande marmo murato sulla facciata.

Stesso anno per Grondola, mentre a Saliceto l’inaugurazione avvenne nel novembre 1923. E anche Guinadi inaugura il proprio omaggio ai Caduti due mesi prima.
Per il monumento cittadino bisogna attendere la fine dell’estate del 1921: ad imprimere una accelerazione decisiva ad un iter ormai stagnante sono i presidenti dei due sodalizi maggiormente coinvolti: l’avv. Ernesto Buttini dell’Associazione Combattenti e Attilio Dani dell’Associazione Mutilati e Invalidi di Guerra. Così, nei primi mesi del 1922, si costituisce a Pontremoli un Comitato d’Onore per le Onoranze ai Caduti in Guerra: vi partecipano, tra gli altri, il sindaco Giuseppe Angella, il vescovo mons. Angelo Fiorini, i senatori Camillo Cimati e Ferdinando Quartieri, il gen. Armano Ricci Armani e vari deputati tra cui Costanzo Ciano (poi Ministro delle Comunicazioni), Giovanni Gronchi (a cui subentrerà poi Ettore Viola), ma anche Francesco Ruschi e molti altri autorevoli esponenti della vita cittadina.

Soprattutto si forma un Comitato esecutivo: l’organizzazione è complessa, devono essere stretti i rapporti con l’artista e, soprattutto, bisogna trovare i soldi necessari. E poi si devono avviare i contatti con le famiglie dei militari caduti per ottenere notizie e fotografie utili alla pubblicazione di un opuscolo ricordo.
Il preventivo dei costi è elevato: servono 77.000 lire, una somma molto importante e c’è il timore di non riuscire a raggiungerla. Ma la realizzazione del Monumento ai Caduti di Pontremoli è ormai un obiettivo irrinunciabile, soprattutto per il partito fascista che ne fa un elemento di forte propaganda.
Del resto il fascio cittadino è forte e vanta il prestigio di essere stato il primo ad essersi costituito in provincia. E il partito fascista mette in atto una grande opera di convincimento; ricava, ad esempio, ben 20.000 lire dalla Fiera di Beneficienza indetta nel 1922; poi dalla numerosa e benestante Colonia Pontremolese di Londra arrivano 15.000 lire e si aggiungono migliaia di offerte, piccole o grandi, che in tre anni arrivano dal Comitato.
Alla fine l’obiettivo è raggiunto, anche se a fatica.

Il progetto del monumento è affidato allo scultore fiorentino Giovanni Giovannetti (1861 – 1927), che si era formato all’Accademia di Belle Arti di Firenze, aveva lavorato a Berlino e, soprattutto, era stato l’autore, fra il 1923 e il 1926, di opere analoghe in varie città italiane, tra le quali Assisi e Pontassieve.
L’opera, tutto compreso, è alta 5,20 metri: sopra un alto basamento in marmo si alza un gruppo in bronzo (la fusione avvenne a Firenze nella Fonderia Biagiotti) che raffigura una giovane (cioè la Patria vincitrice) avvolta in una ampia veste mossa dal vento, con il capo sormontato da una corona d’alloro. La donna è protesa verso un soldato, morente ai suoi piedi, ed è colta nel gesto di coprirlo con il Tricolore.
Alla base del cippo è un’altra scultura in bronzo: un’aquila, con le ali distese, posata su uno scudo su cui campeggia lo stemma di Pontremoli e dietro il quale sono raffigurati un moschetto, un elmetto, un cannone e una bomba a mano tra foglie di alloro e di quercia.
Il 21 settembre le cerimonie vengono avviate di buon mattino: si inizia con il corteo che sfila fino al cimitero urbano per la deposizione di omaggi floreali sulle tombe dei militari caduti.
Al ritorno in piazza i partecipanti si dispongono attorno al monumento, a poca distanza dal perimetro. Su tre lati, in prima fila, ci sono le associazioni con bandiere e gagliardetti: le cronache citano la presenza dell’Associazione Mutilati e Invalidi, i Combattenti Reduci dalle Patrie Battaglie, il Fascio di Pontremoli e quelli di alcune località vicine; fra i tanti altri sodalizi cittadini è presente anche la Venerabile Misericordia e e c’è una rappresentanza del Comitato orfani di guerra.

I Carabinieri Reali, in prima fila, vestono l’alta uniforme; subito dietro il pubblico: una cerimonia partecipata, anche se ampi spazi vuoti sul selciato evidenziano come la piazza non fosse gremita nonostante le oltre trecento famiglie che avevano pianto i propri cari vittime della guerra.
Nella foto che documenta l’evento, comunque, si possono contare alcune centinaia di persone, comprese le autorità e i componenti delle due bande musicali rivali: la Filarmonica Pontremolese e l’Unione Musicale “Rossini”, che, ci ricordano le cronache, accompagnano la cerimonia intonando sia la Marcia Reale che l’Inno del Piave.
Sul lato che guarda il fronte del monumento ci sono le autorità: è il sindaco Angella, dopo aver invitato il gen. Ricci Armani a scoprire il monumento, a pronunciare l’orazione ufficiale non prima della benedizione impartita dal vescovo Angelo Fiorini e della deposizione di corone e mazzi di fiori ai piedi del basamento.
Tra i presenti vengono segnalati il sen. Ferdinando Quartieri nonché sindaci e consiglieri comunali di Zeri, Filattiera, Villafranca, Aulla, Licciana e Mulazzo.
Di quell’evento di cento anni fa resta la fotografia che riportiamo, ben presto diffusa sotto forma di cartolina, e il fascicolo “Il Monumento” che celebra, con enfasi di propaganda, l’iniziativa avviata, peraltro, cinque anni prima dall’amministrazione socialista di Pontremoli in memoria dei tanti caduti.
In anni recenti quell’omaggio della città “ai suoi figli caduti per la Patria” ha lasciato la sua collocazione originale: nel 1991 è stato infatti trasferito sul lato nord-occidentale di piazza Unità d’Italia.
Paolo Bissoli