Le donne e quel loro potere. Di fare!

Ilaria Li Vigni, avvocata ed esperta in politiche di genere, mette a frutto le sue esperienze di lavoro e dà rilievo a quanto sia stato difficile l’inserimento della donna nella imprenditoria e nelle professioni sempre ritenute proprie dell’uomo. Il libro “Donne e potere di fare” (Milano, Franco Angeli, 2022, euro 23) dà un contributo concreto nell’approfondimento del ruolo della donna nella società italiana oggi e nel rapporto col potere.
Il valore di un’idea sta nel metterla in pratica: è questo l’asse portante dell’analisi critica e delle esperienze esposte. In Italia nel 1902 è varata la prima legge che tutela il lavoro di donne e bambini per iniziativa del partito socialista; è nei partiti di massa che la donna comincia a far sentire le sue esigenze, poi le due guerre mondiali, quando le donne devono affrontare la gestione della famiglia e le necessità delle aziende, ma rimangono discriminate sul salario e licenziate appena finita la guerra. Col fascismo si impone la subordinazione, le donne sono escluse dai concorsi pubblici e ruoli direttivi, non possono insegnare storia e filosofia, materie letterarie, diritto ed economia nei licei e istituti tecnici e pagano tasse doppie rispetto ai maschi se sono universitarie.
Nella seconda guerra mondiale si creano le condizioni per cambiare la loro condizione sociale: sono protagoniste della Resistenza con rischio della vita, condannate anche a morte, sono state operaie nelle fabbriche e nei campi, hanno organizzato i servizi. Non si poteva più negar loro il diritto di voto attivo e passivo, sono state determinanti nella nascita della nostra repubblica democratica; 21 donne sono elette nell’Assemblea Costituente a rappresentare milioni di italiane: sono davvero poche ma si impegnano a portare l’attenzione su famiglia, lavoro, uguaglianza di genere. In fase di elaborazione della Costituzione non si riesce a trovare accordo sulla parità salariale e sull’accesso alle carriere da parte delle donne, sono escluse espressamente dalla magistratura.
Resistevano i pregiudizi: la donna deve rimanere la regina della casa, più si allontana dalla famiglia più questa si sgretola. Antonio Romano della DC dichiarava la sua impressione che la donna “non sia indicata per la difficile arte del giudicare. Questa richiede grande equilibrio che a volte in lei difetta anche per ragioni fisiologiche”!
L’avvocata Li Vigni si sofferma soprattutto sull’ingresso delle donne in magistratura, che fu stabilito con legge del 9 febbraio 1963, 60 anni fa. Furono banditi i concorsi: dal 6% di magistrate entrate nel 1965, mell’ultimo concorso vincitrici sono il 63%, hanno superato gli uomini anche come magistrate in ruolo. Però al solito e come in altre professioni poche sono le donne nelle funzioni direttive e nel CSM.
La parte più ampia del libro mette a confronto sotto forma di intervista molte donne reali che si sono conquistate un posto in tutte le professioni. Non un libro di auspici o di teorie, ma fatti, esperienze con nome e cognome. L’attività dove la donna è poco presente è la politica, anche se fa notizia che l‘Italia ora ha una donna a capo del governo. In conclusione viene messo in evidenza che le donne non hanno ancora maturato una efficace esperienza di gestione del potere, ma studi recenti di importanti associazioni industriali danno risalto ad una “concezione di leadership diversa con risultati conquistati con merito e flessibilità, capaci di creare un clima positivo, dove far crescere i collaboratori e conciliare il lavoro con la famiglia”
La diversità al maschile e al femminile è importante se diventa complementare, distruggendo reciproci stereotipi: l’uomo duro senza emotività impari a prendersi cura, a farsi carico. La donna sconfigga la disponibilità ad una gestione “ombra” del potere, ad essere eminenza grigia nei salotti, ma neppure si presenti come “lady di ferro” solitaria e spietata amazzone. Donne vere in ogni giornata e non solo l’8 marzo!

Maria Luisa Simoncelli