Mons. Silvano Lecchini è tornato alla Casa del Padre

Ordinato sacerdote nel 1955 dal Vescovo Fenocchio, per un quarto di secolo fu suo segretario. Per 35 anni parroco della Cattedrale. Con don Vito fondò la Corale “S. Cecilia”. Si è spento il 30 luglio a 92 anni

Mons. Silvano Lecchini (1929 – 2021)

Mons. Silvano Lecchini, a lungo protagonista della pastorale diocesana, giovedì 30 luglio ha concluso il suo pellegrinaggio terreno. Era nato a Pontremoli il 24 maggio 1929 e qui ha vissuto, in pratica, sempre. Ha studiato nel Seminario ed è stato il primo sacerdote ordinato da mons. Fenocchio il 29 giugno 1955. Nella sua lunga vita sacerdotale non sono mancati i riconoscimenti per il suo ministero: nel 1965 è diventato canonico della cattedrale, nel 1982 cappellano di Sua Santità e in seguito protonotario apostolico. Non ha mai fatto sfoggio di tali benemerenze e per la sua gente è sempre rimasto “don Silvano”.
La sua “carriera” sacerdotale era iniziata nell’estrema periferia della diocesi, a Camporaghena, parrocchia disagiata che il giovane sacerdote raggiungeva recandosi a Comano su una Vespa e proseguendo il viaggio a piedi, perché la strada carrozzabile non era ancora stata costruita. Dopo un anno di apprendistato è nominato parroco di Torrano e scelto da mons. Fenocchio come segretario. Resterà accanto al vescovo per un quarto di secolo, svolgendo il suo servizio con semplicità, fedeltà e serenità. Nel 1961 diventa vicario parrocchiale della parrocchia del duomo di Pontremoli, collaborando con mons. Corradini. Si mette in servizio anche di parrocchie come Mignegno, Vignola e Casa Corvi.

Il suo testamento spirituale

Mons. Silvano Lecchini nella sagrestia del Duomo di Pontremoli (Foto Walter Massari)

Ringrazio il Signore per tutti i benefici che mi ha elargito nella mia lunga esistenza, per avermi chiamato al sacerdozio e per avermi assistito durante tutto il mio ministero sacerdotale. Di avermi dato una madre che mi ha sempre assistito, custodito e pregato perché diventassi un Sacerdote secondo il cuore di Dio.
Un particolare ringraziamento va a mio fratello Achille, per avermi sempre aiutato finanziariamente per tutto il tempo del seminario pagando la retta per il mio mantenimento perché le condizioni economiche non mi avrebbero consentito di frequentare il Seminario.
Il mio ricordo va alla sorella Tina per l’attenzione e l’amore che mi ha sempre dimostrato. In questi ultimi anni abbiamo sempre avuto una frequentazione che mi ha aiutato a sentirmi meno solo. Un riconoscimento lo devo ai miei superiori che mi hanno aiutato a crescere nella fede e nello studio e specialmente al rettore Mons. Oreste Boltri che mi ha accompagnato dalla seconda media in cui sono entrato in seminario fino al Diaconato guidandomi con i suoi consigli e con la saggezza di padre per essere un sacerdote di Dio e vivere serenamente la mia vita sacerdotale.
Un grazie particolare lo devo a Mons. Giuseppe Fenocchio, il vescovo che mi ha ordinato Sacerdote. A lui devo tutto. L’essere stato per oltre 25 anni al suo fianco come segretario, mi ha consentito di vivere gran parte della mia vita sacerdotale vicino ad un uomo di Dio. Da lui ho imparato che Dio ha diritto alla nostra fiducia nei misteriosi silenzi e nelle ore difficili. Oggi riconosco che aver riposto fiducia in lui, essergli stato vicino, aver condiviso momenti difficili, hanno maturato la mia vita di prete e devo ringraziare il Signore perché ho ricevuto più di quanto ho dato.
Ora un ricordo particolare per i miei parrocchiani del Duomo. Se ero entrato con timore per un incarico così importante e per sostituire un parroco (Mons. Corradini) che aveva speso la sua vita per la crescita spirituale della parrocchia, mi aveva procurato una certa apprensione. Ma, dopo i primi momenti di assestamento ho trovato in voi accoglienza gioiosa.
Per trentacinque anni abbiamo vissuto momenti belli e anche momenti meno belli, ma ho trovato sempre in voi comprensione e affetto. Senza la vostra collaborazione non avremmo potuto ridare splendore al nostro Duomo per le grandi spese e per gli ingenti lavori di restauro che hanno impegnato per dieci anni la nostra comunità. In voi ho trovato collaborazione e tanti amici che mi hanno fatto sentire in famiglia.
A tutti dico il mio grazie, e rimarrete sempre nel mio cuore, certo del vostro ricordo e delle vostre preghiere. Tutti vi porto nel cuore.
Se a qualcuno avessi recato qualche dispiacere o incomprensione chiedo perdono, sapendo che in me non c’è mai stato rancore. Alla Madonna del Popolo affido la mia anima affinché la consegni alla Divina Misericordia.
Saluto tutti con affetto e riconoscenza.

Mons. Gianni Ambrosio alle esequie di mons. Lecchini

Diventa parroco della Cattedrale il 1° settembre 1980, incarico che terrà fino al 30 giugno 2015. Negli ultimi anni è stato anche amministratore parrocchiale di S. Nicolò. Accanto al ministero pastorale tra la gente, ha avuto sempre incarichi di rilievo in ambito diocesano anche all’arrivo dell’unificazione delle diocesi. Più volte è stato membro del consiglio presbiterale, del consiglio per gli affari economici, del collegio dei consultori, dell’istituto del sostentamento del clero, offrendo tempo anche per i servizi di curia.
Durante il suo lungo impegno pastorale in Duomo fu artefice dei grandi lavori di restauro della chiesa alla fine degli anni Ottanta, del rinnovo degli spazi liturgici del presbiterio, dell’ampliamento degli spazi parrocchiali per le attività amministrative e del catechismo, del recupero del teatro della Gloria per la pastorale giovanile parrocchiale. Operazioni condotte con dinamismo ed efficienza ma che non devono fare pensare ad un prete votato alla mera conservazione e custodia degli spazi parrocchiali: Monsignor Lecchini è stato soprattutto un pastore capace di stare accanto alla sua gente: dalla scuola di catechismo ai gruppi giovanili che accompagnava nei campi estivi, dalle visite mensili agli infermi alla Caritas parrocchiale, dall’Azione Cattolica alle catechesi per adulti, la sua è stata una presenza pastorale costante, che in molti frangenti ha saputo valorizzare la collaborazione dei laici.
La sua riconosciuta autorevolezza e la sua forte personalità non tolsero spazio alla sua inclinazione ad un’accoglienza senza steccati, che gli facilitava il dialogo senza remore. È inutile dire quanto importante fosse la sua presenza sia sul piano ecclesiale della città che sul piano civile. Il suo temperamento sereno e accogliente gli facilitava il dialogo con i parrocchiani che potevano interloquire con lui senza remore. Insieme alla passione pastorale e strettamente sacerdotale c’erano anche altre due passioni: la devozione alla Madonna del Popolo, profondamente radicata nel suo spirito, e la passione per la sua Corale “S. Cecilia”.
L’aveva fondata insieme a don Vito Zani e diretta per lunghi anni, “strumento” per dare solennità alle celebrazioni, altro segno del suo amore non solo verso la musica, ma soprattutto verso la liturgia. Domenica 1 agosto Mons. Gianni Ambrosio, che ha presieduto la celebrazione esequiale, ha ricordato la vita sacerdotale di don Silvano. Al termine la salma, portata da alcuni confratelli sacerdoti, ha lasciato il duomo accompagnata dal canto della Madonna del Popolo eseguito dalla “sua” Corale.