

Incora una volta gli opinionisti hanno speso fiumi di parole per cercare di prevedere le mosse di Trump dopo il suo insediamento e ancora una volta, il personaggio che del motto “America first” (prima di tutto l’America) ha fatto la sua religione li ha in gran parte sbaragliati.
Potremmo anche dire “ci”ha sbaragliati: alzi la mano chi non ha pensato, almeno per un momento, che una volta al potere avrebbe mitigato i suoi provvedimenti rispetto al programma sbandierato in campagna elettorale. Non vogliamo esagerare, ma discorsi di questo tipo furono fatti nei confronti di Mussolini e di Hitler e sappiamo come è andata a finire! L’ineffabile nuovo inquilino della Casa Bianca non ha esitato ad applicare il suo credo: protezione per le industrie americane, muro sul confine con il Messico, frontiere chiuse per chi proviene da certi stati arabi.
Di questo tipo di coerenza avremmo volentieri fatto a meno! Protezionismo, isolazionismo, razzismo sarebbero i nuovi tratti caratteristici di un Paese che (almeno fino ad oggi) ha fatto dell’espansione economica su scala internazionale la sua dottrina, si è più volte battuto in difesa della libertà e sull’accoglienza di tutti ha basato la sua nascita e la sua crescita. Tutto questo non senza errori e contraddizioni (anche gravi) nel corso della storia, ma con il coraggio di mettersi in discussione e riprendere il cammino sulla strada della libertà e della giustizia.
Ora sembra proprio che la presidenza Trump voglia esaltare lo spirito più ottuso e nazionalista dell’americano medio, attraverso provvedimenti che contraddicono ogni idea di grande nazione che, assieme ai benefici, è capace di assorbire anche i costi di una leadership mondiale messa in discussione dai Paesi emergenti. Lo abbiamo già scritto: che futuro ci può riservare la determinazione a spaccare l’Unione europea attraverso l’adozione di rapporti privilegiati con alcuni Paesi “eletti”? Come può essere definito, se non con il termine di “razzismo”, il divieto di ingresso negli Usa decretato solo in base alla nazione di provenienza (non parliamo dell’efficacia che un tale provvedimento può avere nel contrasto al terrorismo)?
Le manifestazoni anti Trump, che all’inizio potevano essere tacciate di ‘prevenzione’, sono ora determinate da fatti concreti e, per fortuna degli stessi Stati Uniti, ci sono donne e uomini che intendono opporsi ad una deriva del loro Paese in senso antidemocratico.
È presto per capire i danni che questa scelta del “ciascuno per sé” potrà causare all’America e al mondo intero, ma non c’è da aspettare per capire che le scelte basate sull’egoismo, sia di un singolo che di un popolo intero, non possono portare a niente di buono. Per questo, per una volta almeno, siamo convinti che un po’ tutti nel mondo condividano il tradizionale augurio: “God bless America!”.
Antonio Ricci