
Tra le tante ricorrenze pluridecennali di cui facciamo memoria sul nostro settimanale, ci fa piacere proporne una un po’ particolare, legata alla pubblicazione di un articolo che non ha segnato la Storia ma che a noi sembra ugualmente molto significativo, se inserito in quella piccola storia legata alle vicende di casa nostra; l’articolo in questione, scritto da don Adriano Filippi (Mulazzo 1944 – Wantiguera 2003) – sacerdote amico, missionario in Africa fidei donum, di cui non abbiamo mai smesso di piangere la morte e la conseguente mancanza – fu pubblicato nel Corriere Apuano n. 7 di sabato 14 marzo 1970.
A renderlo significativo e meritevole di essere riproposto a distanza di 50 anni sono lo stile scanzonato che contraddistingue la prima parte e il carattere “profetico” della seconda.
Non ci arrischiamo a dire se la profezia si sia avverata o si stia avverando, di certo le premesse su cui essa si basava erano vere e il rischio prospettato non campato in aria.
(a.r.)
Un articolo “profetico” di don Adriano Filippi
a 50 anni dalla pubblicazioneC’era una volta un prete, parroco in un paese a pochi chilometri da Pontremoli. La domenica mattina era solito celebrare la prima S. Messa alle ore 8, dopodiché con la sua 500 scendeva a Pontremoli per svolgere il servizio di confessore in una parrocchia della città, durante la Messa delle ore 9.
Un giorno pensò di poter svolgere lo stesso ministero anche in un’altra parrocchia a metà strada tra la sua e quella di Pontremoli. Pensava: “Così faccio un viaggio e due servizi”. Senonché anche in questa seconda parrocchia la S. Messa iniziava alle ore 9: ciò quindi comportava un ritardo nel suo arrivo a Pontremoli. Questo ritardo non piacque affatto ad una pia e devota signora di Pontremoli la quale, animata da sacro zelo, se la prese con quel nostro prete, che con il suo ritardo, con il suo arrivare a metà Messa, con il suo fare i propri comodi faceva scappare perfino la voglia di confessarsi.
Ma essendo la nostra signora anche una persona assai caritatevole, si guardò bene dal dire queste cose in faccia all’interessato: preferì brontolare uscendo di chiesa, mentre d’altro canto il nostro prete in uno scomodo confessionale della stessa chiesa stava rimediando al suo ritardo iniziale. Quando poi egli venne a conoscenza delle critiche che gli erano state rivolte, il suo primo pensiero fu di ammazzare quella pia signora qualora ne avesse scoperto l’identità.
Ma poi si ricordò che il quinto comandamento vale anche per i preti e allora preferì scacciare quel proposito funesto come una tentazione del Maligno. Per allontanare la tentazione si servì di alcune frasi evangeliche che egli recitò a guisa di giaculatorie.
Essendo però il nostro prete anche un po’ ignorante, commetteva degli strafalcioni nel citare il Vangelo: ne riportiamo alcuni tanto per deliziare il lettore, in particolar modo pontremolese.
– Guai a te, Pontremoli, che ti credi tanto in alto in fatto di cristianesimo!
– Se nell’Asia, nell’Africa, nell’America, fosse presente solo una quinta parte dei preti, frati, suore, vescovi, chiese che hai tu, in proporzione, forse la Chiesa avrebbe milioni di santi in più nel suo calendario; ma se invece quelle zone avessero la stessa tua abbondanza di preti, frati, suore, vescovi, chiese, confessori, in proporzione, forse sarebbero allo stesso tuo livello quanto a povertà di fede.
– Guai a te, Pontremoli, che dopo 2.000 anni da quando è stato detto di predicare il Vangelo a tutte le creature, hai il coraggio di dire a P. Daniele: “Cosa ci va a fare in Africa? Non stava bene qui a Pontremoli?”. Magari poi hai la sfacciataggine di andare in Duomo a recitare la farsa dell’”addio a P. Daniele”, con I’aggiunta anche di qualche lacrima.
– Guai a te, Pontremoli, che hai il coraggio di pensare che lo stesso P. Daniele sia stato allontanato da Pontremoli e mandato addirittura in Africa per “punizione”!!!
– Guai a te, Pontremoli, che distruggi uomini e idee con il tuo pettegolezzo, con la tua maldicenza, con le tue calunnie, con il tuo egoismo.
– Verrà tempo in cui del tuo “cristianesimo” non resterà pietra su pietra, se anziché limitarti a ricevere la fede dagli “avi magnanimi”, non la riscoprirai in seguito ad una lettura umile e generosa di un Vangelo riscoperto, vissuto e testimoniato.
don Adriano