Giovedì 29 febbraio passaggio di testimone fra il trimestre invernale quello primaverile, ma il tempo non ha mutato copione rimanendo umido, piovoso e a tratti freddo con ritorno di neve in montagna.
In definitiva niente di strano per il periodo, se non fosse per il livello termico che continua a tenersi su valori superiori alla norma.
La costanza di cielo coperto, salvo effimere schiarite, ha fatto sì che le escursioni termiche fossero dovute all’alternarsi di correnti più o meno fresche, fredde o temperate: alla pura avvezione d’aria, quindi, vista la mancanza di irraggiamento notturno verso lo spazio e di radiazione solare diurna.
Dopo la fredda giornata del 26, la temperatura è gradualmente tornata ad aumentare culminando nella mitezza sciroccale dell’ultimo giorno del mese e della stagione, quando sono state le temperature minime a salire su un gradino rarissimo a vedersi in questo periodo dell’anno o meglio, che era rarissimo sperimentare fino a una trentina d’anni fa.
Il 27, nella notte, la neve è scesa fino a lambire localmente quota 800 m. Il cielo ha continuato a riversare acqua fino a sera, mentre le precipitazioni solide si sono confinate a quote via via più alte. Insieme al 10, si è rivelato il giorno più piovoso del mese: apporti prossimi agli 80 mm sono stati registrati nella maggior parte delle stazioni di fondovalle, prevalendo ora l’una ora l’altra data a seconda delle località.
Piogge deboli o moderate, intermittenti, hanno interessato pure tutti i giorni successivi fino a lunedì 4 marzo.
Prima di guardare avanti, ecco un resoconto di febbraio e di quel tentativo di inverno appena spirato.
Il tam-tam fra osservatori meteorologici, in tempo reale, aveva già fatto presagire la grande estensione dell’anomalia di temperatura registrata dal mese bisesto.
Senza entrare nel merito dei Paesi europei dove l’eccezionalità risulta ancor più marcata, nel Centro e Nord Italia quello del 2024 si è imposto come il febbraio più mite delle molte serie storiche disponibili; posizioni meno estreme al Sud, comunque da podio anche in quelle regioni.
In Lunigiana, a Pontremoli, la temperatura media di 8,9°C è riuscita a superare quella di 8,2°C del febbraio 1966, che vantava ancora tale primato.
Adesso, ciascun mese dell’anno vede la propria temperatura media più alta in anni dal 2003 in poi.
Febbraio è stato l’ultimo mese a cadere sotto i colpi del GW, giacché la sua edizione più mite risaliva a più di 50 anni fa; quelli del 2007 e 2014 si erano dovuti arrendere entrambi con una media di 8,1°C.
Lo scarto dalla norma 1991-2020, pari a +3,3°C, implica che, fino a tutto il XX secolo, il febbraio 2024 sarebbe stato considerato un mese di marzo piuttosto mite! In termini stagionali, invece, l’inverno 2023-24 non si è rivelato il più mite in assoluto ovunque, anche se si è molto avvicinato ai valori record.
Fra le città dove il primato è stato infranto rientrano Torino, Parma e Modena, dove l’attuale invernata si è imposta su quella del 2019-20, mentre a Pontremoli, a Piacenza e in altre stazioni, seppur di pochissimo, ha retto la generale mitezza del 2006-07. Il resoconto delle precipitazioni apparirà sul prossimo numero.
a cura di Maurizio Ratti, Mauro Olivieri e Giovan Battista Mazzoni