Domenica 24 marzo – Domenica delle Palme
(Is 50,4-7 – Fil 2,6-11 – Mc 14,1-15,47)
L’ultima settimana della vita terrena di Gesù inizia con un trionfo spontaneo che è preludio del suo trionfo sulla morte e anticipazione della celebrazione della sua regalità.
È la folla anonima che improvvisa questo trionfo, con i mezzi più semplici: un asino preso a prestito, neppure di proprietà, alcune fronde recise dagli alberi, i mantelli delle persone, il grido spontaneo di bambini e di adulti.
1. Il Signore ne ha bisogno. Può essere stata una situazione reale, può essere stata una metafora: il Signore ha bisogno di un asino, il Signore ha bisogno di tutto e di tutti, perché chi ha creato il mondo non ha una pietra dove posare il capo.
Pertanto chiede, ma chiedere non è umiliante, chiedere non è pretendere, chiedere e donare sono la condizione normale dell’uomo: “Chiedete e otterrete” dice Gesù. Nel dialogo con la Samaritana, durante la moltiplicazione dei pani, nella fede richiesta a Pietro e anche diverse altre volte, Gesù chiede poco per donare molto.
2. Gesù vi salì sopra. Lo svolgimento della scena è stato senz’altro particolare, difficile da immaginare per noi oggi.
Nella calca delle persone convenute per la Pasqua, tra spintoni e grida, Gesù avanza cavalcando un asino e acclamato da una folla di persone. Per molti sarà stata una scenata, ma la missione di Gesù segue una sua logica particolare che si può comprendere dal di dentro e non stando a guardare come spettatori.
Forse senza saperlo, le persone riconoscono il messianismo di Gesù, erede del regno di Davide e restauratore di esso in una forma più sublime e universale. La liturgia della Chiesa ha recepito questa regalità di Gesù istituendo nel 1925 la Solennità di Gesù Re dell’Universo, da celebrarsi a conclusione dell’anno liturgico.
3. Osanna nel più alto dei cieli! Dalle acclamazioni della folla si deduce che Gesù non solo è salutato come figlio di Davide, ma anche come il Messia promesso.
La frase: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore”, riportata da tutti i quattro vangeli, è il saluto che nel salmo pasquale 118 (117) viene rivolto al Messia.
Inoltre non è di secondaria importanza il fatto che dalle acclamazioni verso il figlio di Davide la folla passa a proclamare la gloria di Dio. Il richiamo alla grandezza di Dio dovrebbe essere una costante tutte le volte che celebriamo l’elogio di qualche personaggio. La Vergine SS.ma riconosce l’importanza del suo ruolo, ma subito si corregge: “Tutte le generazioni mi chiameranno beata, perché grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”.
E se è lecito un paragone profano, celebrando la grandezza di Napoleone il Manzoni dice: “Nui chiniamo la fronte al Massimo Fattor”.
Con la gioiosa celebrazione odierna entriamo anche noi nella settimana santa con spirito attento a quello che la liturgia ci propone: il passaggio di Gesù attraverso la sofferenza per arrivare alla gloria e attirare tutti a sé per portarci al Padre.
† Alberto