I tenuti segnali d’inverno che si sono manifestati ben presto sono stati fugati dalla mitezza generale che non smette di caratterizzare la stagione.
Una flebile speranza che il ‘Generale’ si fosse deciso a svolgere il proprio mestiere si era ravvivata a metà della settimana passata, quando l’incursione della tramontana – toh, chi si rivede e si risente! – aveva ridotto a livelli competenti al mese di gennaio le temperature massime e, una volta quietatosi il vento settentrionale, le valli si erano colmate dell’aria fredda giunta in precedenza a suon di raffiche.
A suggello della prima decade, infatti, del tutto diversa per la mitezza e umidità del tempo che l’aveva distinta, si era finalmente attivata aria non si dirà cruda e nemmeno rigida, ma fredda quel tanto che bastava per ristabilire condizioni di accettabile, minimo rigore: vale a dire, massime di 6-7°C pur in presenza di sole dall’aurora al tramonto, e ciò grazie al costante battere di un discreto flusso di aria pungente.
Era ormai il 10 gennaio e i giochi per le medie della prima decade del mese già fatti: uno scarto di oltre 3°C superiore alla norma sanciva la vergogna di quella che dovrebbe essere la finestra temporale più rigida dell’anno e ipotecava il risultato dell’intero mese, che solo poche volte, negli ultimi tre decenni, è stato in grado di comportarsi da vero cuore dell’inverno.
Le condizioni asciutte e ventose, toccasana di avvio della parte centrale di gennaio, ancora presenti giovedì 11 e venerdì 12 benché in attenuazione, restituivano una vista trasparente, il panorama dell’Appennino innevato oltre e recare i primi giorni di sereno dal 22 dicembre scorso.
La parentesi, come anticipato, ha avuto vita brevissima: non è andata oltre la mattinata di sabato 13, avviatasi dopo notte gelida e silenziosa, poiché già nel mezzodì avanzavano verso l’interno le nuvole strato-cumuliformi che si erano presentate fin dall’aurora lungo la fascia costiera.
Per nulla abituati al freddo che, in queste settimane di mezzo inverno, dovrebbe essere di casa con varie manifestazioni atmosferiche (dalle temperature massime basse alle minime spesso sotto zero, dall’alternarsi di venti più freddi e più forti, nonché dalla comparsa della neve anche a quote collinari e vallive), ecco che queste piccole ed estemporanee “strizzate” dei termometri verso valori di -4°/-5°C appaiono chissà cosa e mettono in moto una ridda di notizie che, a petto degli inverni del passato, fanno tanto sorridere.
Per terminare la cronaca, i fronti nuvolosi in transito da domenica 14 si sono rivelati deboli, così come era atteso. Il loro compito era soltanto quello di riportare un’atmosfera più umida, fosca e con isolati piovaschi o fine pioviggine, unitamente ad una ripresa del fenomeno della nebbia nel più basso fondovalle, sotto i 200 m di altitudine in generale.
La prossima settimana, su pagina dedicata a parte, verrà proposto un resoconto meteorologico dell’anno 2023.
a cura di Maurizio Ratti, Mauro Olivieri e Giovan Battista Mazzoni