
“Memorie di un tubetto di conserva”
Leggere un libro intitolato a un tubetto di conserva al momento fa ridere o può essere inteso come una provocazione. Invece “Memorie di un tubetto di conserva. Interviste impossibili a cibi, gusti, colori della nostra cucina” di Giovanni Ballarini (Tarka Edizioni, Mulazzo 2023), con prefazione di Giuseppe Benelli, è un libro di scienza gastronomica scritto da uno scienziato che ha pensato di fare informazione scientifica in modo divertente.
In forma di intervista, ovviamente impossibile, entrano in scena non persone ma ortaggi, frutti, cibi che, informando della loro natura e proprietà nutriente, dialogano con l’autore, che è uno che se ne intende essendo stato docente all’Università di Parma di storia, alimentazione degli animali e dell’uomo, ha meritato molti premi, tra questi il Premio Baldassare Molossi al Bancarella Cucina nel 2014.
Molte le sue pubblicazioni con titoli altrettanto spiritosi quali “Il boccon del prete”, “Cavoli a merenda”, “La regina Margherita mangia il pollo con le dita”.
Il tubetto di conserva di cui parla questo volume si riferisce alla lunga storia del pomodoro, arrivato dall’America del Sud nel Cinquecento e diventato “globale” in tutto il mondo, non sapremmo come farne a meno.
Un serbatoio di “prime coltivazioni” di cibi per l’alimentazione è la Cina, da lì ci sono arrivati i limoni, le castagne, la china, lo zenzero, il baco da seta e molto altro.
Allo studioso basta un dettaglio per sviluppare una narrazione utile e interessante per esplorare un mondo di tradizioni, scambi e relazioni che confortano nell’interpretare anche il nostro momento storico, così confuso e poco attento alla qualità degli ingredienti degli alimenti, sempre meno preparati freschi da mani umane.