Le mani della madre

Massimo Recalcati psicoanalista, saggista e divulgatore scientifico legato al pensiero di Lacan, ne “Le mani della madre. Desiderio, fantasmi ed eredità del materno” (Feltrinelli, 2015) si cimenta nell’analisi della figura materna.
L’autore, parlando del suo libro e avendo egli scritto sempre e solo del padre, dice: “Ho scritto questo libro perché volevo essere giusto con la madre. Bisognerebbe provare ad esserlo”, evidenziando così quanto sia difficile trattare e mettere a punto il rapporto madre-figlio/a, soprattutto in una società in cui si è superata la visione patriarcale dei termini madre e donna: madre il bene donna il male.
La modernità e con essa la scienza fa saltare tutti i vecchi modelli. Infatti, la maternità non dipende più dalla capacità generativa e dal sesso. L’essere madre non è più un destino naturale ma una scelta libera.
Una scelta consapevole, che deve tener conto dei due aspetti presenti nella maternità:l’aver cura dell’Altro e contemporaneamente lasciarlo libero. Da qui il valore fondamentale e simbolico che rivestono le Mani della madre, poiché la vita ha bisogno da subito di mani che la sostengano ma sappiano anche allontanarsi.
Freud diceva la madre “è la figura del primo Altro che tende le sue mani alla vita che viene al mondo” e che, venendo al mondo ne invoca il senso. Il comportamento materno non ha però il solo compito della cura. È necessario che, la madre si allontani dal figlio perchè egli possa formarsi in autonomia e libertà.
Solo nell’esperienza dell’allontanamento dalla madre, il figlio diventa capace di aver accesso ai simboli e dai simboli al linguaggio e dal linguaggio alla cultura. Le madri lo sentono che il figlio è loro, ma da subito è già“vivo di un’altra vita”.
Recalcati tratta delicatamente e con pudore la madre anche nei passaggi più problematici, fino a considerare la figura di Maria di Nazaret il paradigma della nuova maternità. La Madonna, secondo lui, si allontana dagli schemi classici della madre addolorata con il cuore straziato, tipici della cultura patriarcale.
Egli afferma che le parole chiave che la caratterizzano sono,mistero, immanenza, trascendenza. Queste, indicano che il mondo materno non è mai un mondo chiuso in se stesso. Infatti Maria, vergine e madre umana del figlio di Dio, sperimenta che ciò che porta in sé (assoluta immanenza) è l’ Altro, totalmente Altro da lei (assoluta trascendenza) mai appropriazione, ed è mistero. Il mistero di Maria è il mistero di tutte le maternità. Le madri danno il proprio corpo ad una vita che non potranno immaginare e prevedere.
Ecco che si delinea cosi una figura di madre potente e consapevole,capace di prestare il proprio corpo all’Altro, e didistaccarsene. L’equilibrio fra questi due aspetti è però difficile e non sempre si realizza, da qui le varie forme di patologia.
I casi riportati mettono in luce come sia complessa la conciliazione fra questi, soprattuttonel tempo maniacalmente accelerato del capitalismo dove è difficile trovare il tempo per la cura. Nell’epilogo l’autore, quasi scusandosi, rimanda alla necessità di ripensare la madre secondo nuovi schemi.
È tempo che accanto agli aspetti negativi madre chioccia, vampiro, coccodrillo e piovra evidenziati fino ad ora dalla psicoanalisi, è necessario cogliere anche quelli di gran lunga positivi.
“Bisognerebbe essere giusti con la madre e riconoscere nelle sue mani un’ospitalità senza proprietà di cui la vita umana necessita”. Rintracciare nel suo dono, il dono del respiro, la possibilità della vita stessa.