Pontremoli. Presentato il libro di Mario Lancisi. Un dialogo a tre con Emanuele Rossi e Alessandro Conti
Difficile riassumere le emozioni suscitate dall’incontro organizzato a Pontremoli dall’Istituto Storico della Resistenza Apuana e dalla locale sezione Anpi nel pomeriggio di sabato 2 settembre per la presentazione del libro “Don Milani, vita di un profeta disobbediente” (TS edizioni Milano, 2023), opera del giornalista e saggista Mario Lancisi scritta in occasione del centenario della nascita del Priore di Barbiana (1923 – 1967). Che il “profeta disobbediente”, morto a soli 44 anni, continui a parlare a persone di ogni età lo dimostra il pubblico che ha gremito per due ore le Stanze della Rosa, attento al dialogo con l’autore proposto da Emanuele Rossi (costituzionalista, docente alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa) e da Alessandro Conti (giovane direttore dell’Ufficio per la Pastorale Sociale e del Lavoro della diocesi di Massa Carrara – Pontremoli).
Rossi, membro del Comitato nazionale per il Centenario di don Milani presieduto dall’on. Rosy Bindi, ha focalizzato l’incontro su tre ispirazioni del pensiero di don Milani che Mario Lancisi mette in evidenza fin dalle prime pagine del libro.
Quelle che emergono da “Esperienze pastorali” (il libro che don Lorenzo pubblica nel 1957) e che anticipa la riforma del Concilio Vaticano II; quelle delle lettere indirizzate ai cappellani militari e sul tema “L’obbedienza non è una virtù” (1965); e, infine, i temi proposti in “Lettere ad una professoressa” (1967), opera che tanto avrebbe contribuito ad una riflessione sulla società, l’educazione e la scuola nel nostro Paese.
Nella scuola di Barbiana due erano i libri che non mancavano mai sul tavolo attorno al quale don Lorenzo riuniva i ragazzi: il Vangelo e la Costituzione. Erano quelli gli anni del “congelamento costituzionale”, quando il testo approvato alla fine del 1947 era stato “messo in frigorifero”, dimenticato ad arte per non procedere all’applicazione di quanto previsto.
E anche settori della Chiesa parteciparono al clima di “congelamento”; fu proprio don Milani, con il suo libro, a lanciare un sasso nello stagno, forte di un’esperienza che lo aveva portato a verificare come nella società ben poco stesse cambiando nonostante quella “Carta” in vigore ormai da alcuni anni.
Ben noto l’esempio dell’imprenditore che accetta di assumere il ragazzo proposto dal sacerdote fiorentino ma a condizione che rinunci ai proprio diritti, su tutti quello di scioperare.
Ma in che senso il libro “Esperienze pastorali” è in qualche misura anticipatore del “Vaticano II”? Mario Lancisi ha citato un incontro con David Maria Turoldo il quale, ai piedi di una grande quercia, spiegò come occorra avere radici forti e profonde e quelle della nostra società devono affondare nell’antifascismo e nella Costituzione.
Gli anni del Concilio sono quelli nei quali da una concezione “tolemaica” si passa a quella “copernicana” dove protagonista è l’uomo. Un tema ancora oggi di grande attualità se Papa Francesco con sempre più insistenza parla della necessità di una “Chiesa in uscita”.
E don Milani insegnando ai “suoi” ragazzi la parola, si pone anche l’obiettivo che possano poi comprendere quella con la P maiuscola.
E nel dibattito pontremolese di sabato scorso Alessandro Conti ha voluto sottolineare come ancora oggi il percorso indicato dal Concilio non sia del tutto compiuto, se non nella riforma della Liturgia.
Dunque anche per questo don Lorenzo può e deve essere ancora fonte di ispirazione, magari andando più spesso proprio a Barbiana, là dove solo Francesco, a cinquant’anni dalla morte del priore, è stato il primo Papa a recarsi in preghiera, un gesto compiuto per rimediare alla “mancanza” di quel vescovo che non volle mai compierlo nonostante fosse stato richiesto più volte dal “priore”.
Altrettanta amarezza provocarono in don Milani le vicende legate all’obbedienza e alla disobbedienza, scaturite dalla feroce presa di posizione dei cappellani militari contro l’obiezione di coscienza che definirono atto di “viltà”.
Come ha ricordato Mario Lancisi, la netta replica di don Lorenzo lo vide messo (ancora una volta) all’indice; fu Turoldo, a dieci anni dalla morte del “profeta disobbediente”, a specificare come l’obbedienza si debba a Dio e che la disobbedienza a principi sbagliati ci fa progredire, anche se si deve poi pagare di persona.
E a Pontremoli Alessandro Conti ha sottolineato la centralità di Cristo nel pensiero e nelle opere del sacerdote che voleva essere strumento per cambiare la società, rendere i ragazzi uomini liberi permettendo loro di conoscere il Vangelo e poi, liberamente, decidere se essere cristiani consapevoli.
Ma don Milani parla ancora ai giovani di oggi? Per l’autore del libro la risposta è provocatoriamente “No”. Perché oggi viviamo in un tempo diverso, nel quale nessuno (o quasi) ha letto “Lettere ad una professoressa”, testo – per stessa ammissione di Lancisi – non facile ma fondamentale.
I nostri sono anni che vedono una diffusione incontrollata di mezzi di comunicazione che pongono da tempo grandi interrogativi ma che avrebbero probabilmente sollecitato don Lorenzo a dedicarvi un’attenzione della quale nessuno oggi sembra invece preoccuparsi. Così come ci si dovrebbe interrogare su quanto la Scuola riesca ancora a rispondere alla missione della quale l’aveva investita il priore di Barbiana: smettere di curare i sani e di abbandonare i malati, dedicandosi alla formazione e alla crescita di tutti, senza lasciare indietro nessuno.
Troppi segnali che vengono dalla nostra società indicano quanto sia urgente e drammaticamente attuale.
(p. biss.)